Si continua a rimanere sorpresi dalla quantità e, soprattutto, dalla qualità delle proposte musicali che arrivano dalla Danimarca. Per esempio, questo disco omonimo dei Demersal, già usciti con un EP, un LP e vari split, che, partendo da solide basi screamo e post-hardcore (sì cerebrale e caotico ma senza esagerare), va ad aggiungere stratificazioni post-metal, black e godibilissime divagazioni acustiche, qualche volta jazzate ed elettroniche.
Basta il passaggio tra la delicatissima intro “Flakkende Som Tusinde Lys” e “Bedrager” per capire che alla base della proposta musicale dei Demersal c’è un grande eclettismo. Furioso assalto postcore con stop&go, breakdown spezzacollo e, nella strofa, il robusto riff post-metal à la Cult of Luna. Colpisce molto anche la varietà dei suoni e dell’effettistica usate dai due chitarristi che alternano clean a distorsioni ignoranti senza snaturare l’impianto del singolo pezzo e va sottolineato come siano ben ponderati gli inserimenti di strumenti classici o della tromba già a partire dal terzo pezzo “Lys I Natten”. Non va, comunque, nemmeno nascosto che tutte le variazioni, le idee, i frenetici cambi di tempo e di atmosfera vanno anche ad appesantire la riuscita generale dell’album. Questo si avverte soprattutto in due o tre pezzi che, pur essendo brevi, non riescono a incidere tantissimo rendendo l’ascolto meno diretto e semplice. Bene invece la settima canzone, “Androide Identiter” con un altro e violentissimo breakdown della madonna, di quelli che dal vivo rischiano di provocare un aumento delle vendite di Voltaren e simili e ugualmente bene la successiva “Vakuum”, la canzone più lunga del disco nella quale i musicisti riescono in qualche a modo a “distendersi” dimostrando buona dimestichezza nel padroneggiare le loro influenze post-rock. La massiccia ma, allo stesso tempo, fantasiosa e composita sezione ritmica permette a chitarre e voce di continuare a esprimersi con intelligente varietà e presentando stili e mood diversi, come accade in “Selvhjælp”, basata su un naturalissimo e affatto forzato flusso di idee. Il pezzo migliore dei dodici è l’ultimo, “Som Et Barn Mod Dit Bryst”, sentitissimo e drammatico inno che riesce a coinvolgere l’ascoltatore con grande trasporto emotivo, cori e una ritmica marziale che sfocia in una bellissima e sorprendente chiusura techno che ci sta alla perfezione (che romba mamma mia…).
Promossi a pieni voti quindi i Demersal, quartetto di onestissimi e preparati musicisti che non temono per niente di mischiare le carte in tavola sapendo benissimo che di carte in tavola ne hanno molte, vuoi che queste siano le influenze dei componenti, gli ascolti che frequentano o hanno frequentato e, principalmente, la voglia di far combaciare tutti questi elementi in un tetris alquanto stimolante. Vero che in alcuni brani la frenesia appesantisce un po’ il tutto rendendolo caotico e meno fruibile, rimane comunque il fatto che questa è gente che sa dove mettere le mani e siamo sicuri che abbiano le capacità per smussare alcuni spigoli della loro musica.
(Tomb Tree, Fireflies Fall, Pasidaryk Pats, Dingleberry Records, Ripcord Records, Vinyltroll, Nothing to Harvest Records, 2024)
1. Flakkende Som Tusinde Lys
2. Bedrager
3. Lys I Natten
4. Something
5. Will Never Shows
6. Kunsten At Slå Tiden Ihjel
7. Androide Identiteter
8. Vakuum
9. Selvhjælp
10. Be Kind
11. Det Mindste Ingenting
12. Som Et Barn Mod Dit Bryst