Archiviato il trascurabile Forgotten Days (2020), i Pallbearer abbandonano quasi completamente gli ambienti doom per cercare di colpire con emotività senza necessariamente aver bisogno di distorsioni, calcando un po’ le orme di altre band come Katatonia, Anathema e, andando in senso più largo, Opeth.
Ad ascoltare la prima traccia di Mind Burns Alive, “Where The Light Fades”, sono chiari gli intenti del nuovo corso degli americani: il culmine verso una conclusione più distorta e sentita è già chiara fin dagli albori del pezzo e non può non piacere agli amanti del genere, dato che si muove verso stilemi già ben consolidati negli ultimi vent’anni. Colpisce in ogni caso il pathos non patinato di certe linee melodiche che ben riescono a veicolare sofferenza con leggerezza. Sulle stesse coordinate si muovono “Daybreak” e “Signals”, le quali tentano di colpire l’ascoltatore emotivamente tramite spazialità e ariosità, giocando più sull’effetto nostalgia che sull’effettiva malinconia che copiosamente pervade le altre tracce di Mind Burns Alive. La conclusiva “With Disease” offre uno spezzone dei tempi che furono e fornisce un’interessante commistione tra il nuovo e il vecchio corso dei Pallbearer, muovendosi furbescamente da dinamiche più lievi ad altre più grevi grazie al sapiente ausilio di alcuni tappeti sonori che ben si amalgamano al mood del pezzo. La title-track si muove su ritmi più pachidermici, nonostante un incedere iniziale memore di alcune delle pesantezze distorte passate, per poi evolvere verso lidi psichedelici memori delle atmosfere più dilatate di alcuni pezzi dei Porcupine Tree. Il pezzo più riuscito del lotto, “Endless Place”, riesce a fluire attraverso varie sezioni non scontate e impreziosite da un arrangiamento tutto sommato riuscito, complice un funzionale assolo di sax che non può non coinvolgere.
Chiaramente non ha più senso rievocare i fasti di una band che fu, ma si può solo sperare che la nuova direzione intrapresa possa risultare musicalmente sentita, personale e con urgenza artistica genuina. Il problema di Mind Burns Alive è quel sentore di “già sentito” che si nasconde dietro ogni pezzo del lotto, assieme a una certa monotonia dell’evoluzione delle tracce che forse però sono un po’ il limite principale dell’intero genere e per cui non è giusto che i Pallbearer paghino dazio. Volendo fare qualche scomodo paragone, molte altre band riescono a colpire lì dove lo stomaco si congiunge all’esofago utilizzando voce, chitarra e poco più (qualcuno ha detto 40 Watt Sun?) e la sensazione in Mind Burns Alive è che manchi sempre uno step in più per rimanere memorabili ed essere efficaci. D’altro canto la produzione è eccelsa e cristallina, con una gestione delle dinamiche notevole e con una maturità dietro le consolle consolidata a questo punto. Insomma, gli amanti del genere adoreranno questo disco e la qualità della proposta è indubbiamente alta, ma qui si spera di sentire qualcosa di più personale che possa emergere dalla media.
(Nuclear Blast, 2024)
1. Where The Light Fades
2. Mind Burns Alive
3. Signals
4. Endless Place
5. Daybreak
6. With Disease6.0