Francesca Bono ha un solo difetto. Quello di riuscire a mettermi sempre e comunque in difficoltà ogni volta che fa uscire un album. Non sono ancora riuscito a superare questa mia dipendenza, per cui nemmeno stavolta vedo alternative, mi tocca continuare a pensare che tutto quello che tocca, diventi, a suo modo, ”magico”. E quindi – per me – imprescindibile. Detta così sembrerebbe una banalizzazione, o un maldestro tentativo di corteggiamento online mascherato da recensione pseudointellettuale, mentre si tratta della realtà delle cose. Avendo avuto modo di parlarle di persona, abbastanza a lungo, durante il tour di Bono/Burattini, penso di poterne parlare con distacco e interesse in modo equidistante, alla giusta distanza. Senza indulgere in un verso o nell’altro. La sua grande capacità – quella che mi spiazza, ma che sono riuscito almeno riuscito a individuare – risiede nel riuscire, puntualmente, a legarmi indissolubilmente alle scelte sonore di classe ed eleganza, che pone in essere nei suoi album.
Come recentemente accaduto per l’album con Vittoria Burattini, anche questa volta sono stato ridotto in schiavitù in tempo praticamente reale non appena ho avuto modo di ascoltare questo Crumpled Canvas, suo primo album solista, uscito in questi giorni per We Were Never Being Boring Collective. Se a prima vista possiamo pensarlo come un lavoro dal taglio minimale, soprattutto in alcune sue declinazioni, alla lunga emergono uno spessore e una profondità che spostano il tutto verso una scelta stilistica che affascina con il suo riuscire ad essere, al tempo stesso, sia decadente che romantica. L’album è un ottimo compagno di viaggio nella ricerca di quelle certezze di cui abbiamo bisogno, per alienare il peso di vivere in un contesto quotidiano sempre più complesso e sempre più ostico. La voce della Bono – elemento sostanziale e determinante del disco – fa di noi ciò che vuole, nel bene e nel male. Crumpled Canvas rapisce infatti l’ascolto, ammaliandoci e portandoci a ignorare tutto quello che avevamo programmato di fare. Il tocco di Francesca è (come al solito) impossibile da classificare, e nell’attesa di capire dove ci vuole portare ci rendiamo conto che siamo già giunti a destinazione, esattamente dove aveva deciso lei. Parlare di un genere specifico associato a un album come questo è impossibile, non sono in grado di renderlo tangibile, neanche con un’associazione di termini. Farlo significherebbe rischiare di infilarsi in un percorso ad ostacoli fatto di cliché lessicali abusati – e inutili – destituiti di qualunque significato. Oltretutto si tratterebbe di un’operazione che rischia di sminuire la portata internazionale del disco. In molti si sono sbizzarriti nei paragoni. Io, che non amo le recensioni comparative, non lo farò, limitandomi a guardare all’album intrecciandolo con il percorso artistico di Francesca, partito con Ofeliadorme nella prima decade degli anni duemila. La crescita, la padronanza, lo stile e la personalità sono evidenti anche alle orecchie dei sordi. Non credo di azzardare dicendo che siamo nel pieno della sua maturità artistica.
Se esistesse ancora l’autunno, coi suoi colori, le sue sfumature, e i sogni che si portava dietro, addolciti dai ricordi di un’estate che stentava a morire, sarebbe tutto più semplice: avremmo tra le mani l’album perfetto per affrontare la sfida di guardarci dentro mentre il sole giorno dopo giorno impallidisce. Purtroppo però, da troppo tempo viviamo in un mondo che si nutre di, e impone, dicotomie. Tutto ciò che era – rito – di passaggio è stato cancellato. Non potranno però cancellarci mai le emozioni quasi commoventi che Crumpled Canvas ci scatena ad ogni ascolto. Se questo è il mondo di Francesca Bono, al netto di alti e bassi – musicali e personali, suoi intimi – che escono dai solchi del disco, si tratta di un mondo che vale la pena di essere vissuto, senza alcun dubbio. L’album ti entra nel sangue, e dal sangue raggiunge ogni cellula periferica per un’immersione totale, multisensoriale, da cui è impossibile affrancarsi. Francesca Bono non ha nulla da dover dimostrare e può fare quello che vuole, ed è proprio questo l’ultimo grande segreto che Crumpled Canvas custodisce.
(We Were Never Being Boring Collective, 2024)
1. Velvet Flickering Heart
2. Black Horse
3. The Trick
4. For D
5. Bologna’s Bliss And Conversations
6. Bitten Tongue
7. Raging Fire
8. Fracture