Gli Splatter sono un power trio di Jesi e questo Sounds For Families dovrebbe essere il loro debutto. Il nome scelto lasciava presagire roba più pesante; la copertina invece mi portava ai demotape di trenta e passa anni fa, ma anche ai giochini piratati dell’Amiga. Poi leggendo le note che ci hanno fatto recapitare in redazione, dove si parla di sludge, punk e noise, il caos nella mia mente si è reso totale. Facciamo un po’ di ordine: il trio è composto da Michele al basso e voce, Marco alle chitarre e synth e Luca alla batteria; il disco consta di sette brani e il genere proposto è un grosso miscuglio di sludge (poca roba, in realtà), punk e noise (generose manciate per entrambi), stoner e grunge (soprattutto quello dei primissimi anni, bello perso tra acidi, depressione e sabbia del deserto), fuzz e psichedelia (per le distorsioni esagerate e per le fughe strumentali che mandano in vacanza la testa) e poi un po’ di indie (che è come la panna, lo si mette ovunque). Tanti generi, ne convengo, ma tutti molto vicini tra di loro. Anzi, alcuni si sovrappongono, si mesciano in maniera naturale, la musica diventa un fisiologico scambio di fluidi.
E com’è questo album? Parto dal dire che secondo me i Nostri perdono il filo quando le canzoni superano tot. minuti. I primi due brani, “Clean Like a Slave” e “Black Pearl”, sono un esempio perfetto di quanto ho appena affermato. La band gioca un po’ a nascondersi, la voce si fa guascona, le chitarre sanno graffiare, ci sono aperture ariose, qui la matrice punk si sente molto, ma la durata eccessiva smorza gli entusiasmi e si rimane un po’ delusi. Quando invece si tagliano quei due minuti superflui, ecco che gli Splatter diventano convincenti; “Adamo ed Eva” nonostante il suo muro del suono sa essere lasciva, volutamente sexy e il grunge aggiunge un’andatura sbilenca a tutto il brano. “L’Odio è a Tavola” conferma la cattiveria del titolo: un brano killer tra sali e scendi umorali, vibrazioni e tensioni che giocano a sfidare momenti più rilassati mentre “Joenna”, dall’intro super distorta, segue poi altri sentieri, meno tortuosi e spigolosi, si trattiene, carica l’aria di elettricità che, non sfogando mai, regala un’atmosfera particolarissima al brano. Le ultime due tracce non aggiungono nulla di nuovo – “Bob” sembra uscita da un vecchio disco dei Ritmo Tribale, con una dose maggiore di testosterone, mentre “Gold Rain” è sì lisergica ma troppo, davvero troppo tirata per le lunghe, con vari momenti che non sembrano ben calibrati tra loro – e questo Sounds For Families va a prendersi comunque una meritata pacca sulla spalla.
Se la band saprà aggiustare il tiro, smussando inutili orpelli, credo che il futuro per loro non potrà che essere roseo.
(Wrong Disk Records, Rumori In Cantina Records, 2024)
1. Clean Like a Slave
2. Black Pearl
3. Adamo ed Eva
4. L’Odio è a Tavola
5. Joenna
6. Bob
7. Gold Rain