Accorati, rumorosi, a tratti sgraziati. Tutti i brani che, inanellati, compongono quella luccicante collana che è Odd Love sono fatti per stregare chi ascolta, trascinandolo in quella che i Coilguns reputano essere La Loro Musica. A detta della stessa band, infatti, il quarto lavoro in studio si propone come un cambio di paradigma, il punto di inizio di una svolta verso una spontaneità e un approccio nuovo e più istintivo alla musica stessa. Da queste premesse nasce un album bellissimo, malinconico e furioso allo stesso tempo, come solo il miglior (post-)hardcore sa essere. Un viaggio emozionante, attraverso sentimenti che da tanto tempo non mi capitava di trovare in un lavoro musicale moderno.
“We Missed the Parade” apre il viaggio – perché di un’esperienza totalmente affine a quella di visitare luoghi lontani e sconosciuti stiamo parlando – che si rivelerà essere questo Odd Love. E pure la calda nostalgia di casa viene da sé durante l’ascolto. Già dal titolo il brano si propone come un punto di cesura con lo stile post-hardcore/punk cui la band ha aderito dagli esordi, certo con ottimi risultati ma senza mai staccarsi veramente dal fondo della scena. Il pezzo ci mette subito in confidenza con i ritmi marziali e serrati che sono l’unico vero leitmotiv del lavoro, scaraventandoci a capofitto con il suo riff aggressivo e malinconico al contempo nella successiva, stupefacente “Placeholders”, un vero miracolo musicale della musica estrema. Il piglio screamo del pezzo viene stemperato da una inattesa marcetta fischiettata, ripresa successivamente in modo magistrale dal giro di sei corde, creando un ritmo ipnotico da hit pop ma pregno del malessere tutto hardcore da cui i Coilguns – grazie a dio – non sanno mai separarsi. L’album continua, viaggio su un treno all’alba tra le campagne nebbiose, passando dallo stoner rock di “Black Chyme” al post-punk di “Caravel” (degna dei La Dispute di Somewhere…) attraverso le assillanti e agrodolci bordate di “Venetian Blinds”, per sublimarsi nella malinconia essenziale e poetica di “The Wind to Wash the Pain”. La conclusione della gita più emozionate in cui un disco hardcore vi abbia condotto è affidata a “Bunker Vaults”, che è però difficile non trovare sottotono rispetto alle gemme iridescenti che la precedono, nel suo taglio da post-hardcore vecchia scuola. Forse un omaggio dei Coilguns ai vecchi sé stessi, forse un carico di nostalgia musicale più forte di tutto quello che i Nostri hanno già messo sullo spartito nelle nove tracce precedenti.
Al contrario di quel che dice “The Wind to Wash the Pain”, Odd Love è tutto tranne che “…the same all over again…”, articolandosi in maniera rarissima per un album del genere, capace di spaziare contemporaneamente tra registri musicali ed emozioni esplorate, mantenendo la vena di nostalgica malinconia tipica del post-hardcore moderno ma senza mai – e ripeto mai – risultare stucchevole o ripetitivo. Che siate banalmente alla ricerca di una collezione di curate canzoni malinconiche per passare i vostri grigi pomeriggi d’inverno o (meno banalmente), da amanti del noise, del post- e delle emozioni più crude messe in musica, volete ascoltare quello che potrebbe essere uno degli ascolti migliori di quest’anno, Odd Love è stato scritto per voi.
(Humus Records, 2024) 1. We Missed the Parade 2. Placeholders 3. Generic Skincare 4. Black Chyme 5. Bandwagoning 6. Caravel 7. Venetian Blinds 8. Featherweight 9. The Wind to Wash the Pain 10. Bunker Vaults (Intro) 11. Bunker Vaults