C’è una dolcezza calma e consolatoria nell’ascoltare 64, debutto di Casademoni – al secolo Alberto Casadei dei Solaris, qui alle prese con un progetto perlopiù acustico che in sede live, si avvale della collaborazione alla batteria di Glauco Taddei. Alberto cura voce, chitarra, flebili intelaiature di synth e piano, per dare vita a nove pezzi di folk intimo e nebbioso che ci catapultano immediatamente negli anni Novanta/primi Duemila, ispirandosi a nomi come Elliott Smith, Jason Molina (nelle vesti malinconiche di Songs: Ohia) e al grunge/post-grunge/alternative, sempre nelle sue derive più acustiche, di Alice in Chains, Sophia e The God Machine.
Insomma, dei gran bei nomi sul piatto, ai quali il Nostro paga il dovuto rispetto ma che restano lì, come fonte di ispirazione alla quale abbeverarsi per creare però qualcosa di personale, affascinante e assai soddisfacente: non ci sono copiature qui insomma, ma tanta buona musica che affronta tematiche riguardanti il senso di colpa, la rabbia e la depressione adolescenziale e in generale le difficoltà nei rapporti interpersonali. La genesi di 64 è stata lunga, o meglio le canzoni che raccoglie vengono da lontano (alcune di esse sono state originariamente scritte anche una decina di anni fa), per cui se vogliamo è un po’ un bildungsroman musicale, un percorso di crescita, di autoaccettazione e di speranza verso un miglioramento: non un piagnisteo autocommiserativo dunque (sebbene le parentesi più oscure non mancano certo), quanto un guardarsi allo specchio e mettere per scritto quello che vediamo in ogni piccola ruga del volto, in ogni capello bianco, in ogni ombra triste dei nostri occhi, in ogni piega di sorrisi talvolta finti che, forzatamente, abbiamo dovuto stampare sulla maschera che ogni giorno mettiamo per apparire in pubblico. 64 scorre via rapido nei suoi circa trenta minuti di durata, il mood è essenzialmente malinconico, da giornata invernale grigia e pigra in cui vuoi solo startene in pace a nuotare nei tuoi ricordi, in cui trovi uno strano piacere consolatorio e vagamente autolesionista nel rivangare le scelte fatte nell’arco della tua vita, quelle sliding doors, quella serie infinita di “what if…” che ti hanno portato ad essere quello che sei. Trae forza quindi da un ascolto nella sua interezza, senza estrarre un pezzo o un altro in particolare: la carica espressiva dell’album di Casadei emerge in tutta la sua forza solo se ci si dedica anima e corpo all’ascolto, affondando lievi nelle spire della musica del Nostro.
Abbiamo tra le mani una piccola e oscura gemma che ci auguriamo possa raggiungere quanti più cuori possibile: la sensibilità messa in musica da Alberto Casadei è qualcosa di prezioso, non una benda o una sutura in grado di arginare ferite profonde, forse più un cerottino che, per qualche istante, può alleviare quei piccoli dolori che ci portiamo continuamente dietro, ogni giorno.
(Bitume Prods, 2025)
1. Quargo
2. Rejoice
3. Creaks
4. Death of a Salesman
5. Phoenix
6. Modern Girl
7. Blade
8. Stay
9. Wurlitzer