Mettiamo un po’ d’ordine prima di iniziare. Disjecta Membrae è una one man band parigina che si muove in territori sostanzialmente affini al funeral doom. Una realtà non molto attiva, finora ha pubblicato infatti soltanto due EP, uno nel 2009 e uno nel 2017. Lo ritroviamo oggi con questo Antiphona, split EP che ce lo presenta insieme a Guillaume Tiger, polistrumentista francese dall’approccio molto cinematografico, che spazia tra l’improvvisazione e l’ambient drone. Il loro è un abbinamento logico e bilanciato, due brani, uno a testa, per una durata che in entrambi i casi si orienta sui venti minuti.
I rispettivi sound, nonostante le distanze (che poi in realtà sono solo apparenti, e a carico di chi si nutre di classificazioni), si completano senza risentire particolarmente del cambio di intensità, ma soprattutto di approccio, tra un brano e l’altro. Il loro è un crossover che ci sta, non stona per niente. Soprattutto perché durante l’ascolto appare chiaro come ciò che li unisca sia da ricercare nell’oscurità di fondo delle rispettive proposte, nella profondità dei suoni, e nella costante ricerca di una risposta ai comportamenti dell’umanità proiettata sempre più verso un collasso e un nerissimo abisso di disperazione da cui non sembra possibile uscire.
E per come è strutturato il disco, con la parte “sofferta” in apertura, che simula la discesa negli inferi, e la seguente, col suo piglio ambient che illustra il rumoroso dolore che negli inferi si staglia e regna, ha, come detto in apertura, una sua logica ferrea, e incontrovertibile. Ma soprattutto indipendente dal fatto che il connubio di stili possa far stridere i puristi. Quando un album guarda al lato più oscuro (e per certi versi occulto) di ciò che portiamo dentro, e che individuiamo come il male infinito, la nausea che ci trasmette è il segnale che ha fatto il suo lavoro egregiamente.
(Bitume Prods. 2025)
1. Disjecta Membrae – Guttae Sanguinis Decurrentis in Terram
2. Guillaume Tiger – Deiclast