Vittorio Nistri, tastierista che da anni si diletta in un percorso di ricerca in ambito sperimentale, incontra Filippo Panichi, chitarrista dedito a sonorità di stampo impro che sfociano nel noise. Dalla loro unione esce questo Nistri – Panichi, edito dalla Snowdonia Dischi, album collaborativo che racconta un percorso sonoro orientato alla scoperta di nuove strade. Il disco è un quadro a tratti ostico, in cui non è facile orientarsi. Eccessivamente dilatato, mai effettivamente dirompente nel riuscire a conquistare l’ascoltatore, che spesso tende a perdere attenzione, l’album sembra sotto questo punto di vista di rappresentare il quadro generale di questi ultimi anni, decisamente difficili e dispersivi.
Nistri – Panichi è un lavoro coraggioso, che pur, se come detto, dispersivo, non ha remora alcuna nel momento in cui cerca di “spingersi oltre”, finendo però per perdere di efficacia. Oltre a questo approccio, è da lodare il tentativo di realizzarlo senza il comodo ausilio delle tecnologie moderne, affidandosi solo a strumenti effettivamente “suonati”, segno della dedizione del duo al progetto, in quanto a integrità. Personalmente vivo nel mito del “less is more“, cercando di approcciare non solo la musica ma anche la vita con questa “filosofia”. Ragion per cui non posso apprezzare in toto un album come questo, prolisso e raramente in grado di attirare l’attenzione e mantenerla costante, senza cali di tensione.
Queste mie parole potrebbe suonare dissonanti, soprattutto nel momento in cui affermo senza problemi che si tratta di un album che, sostanzialmente, ha tutto, soprattutto da un punto di vista sonoro, e di cura dei dettagli, che si perde nel momento in cui dovrebbe garantirci quella dinamicità che fa rima con assimilazione. Non sono solito parlare di dischi che non mi sono piaciuti, ma credo di dover fare un’eccezione in questo caso, per premiare la passione, la caparbietà e la competenza in materia del duo Nistri/Panichi, dando il massimo risalto possibile al loro lavoro, in modo che, parlandone qualcuno possa restarne comunque interessato e vada ad ascoltarselo. La mia non è (mai) una posizione assoluta, da sposare in toto. Per cui è davvero molto probabile che tra coloro che in questo momento stanno leggendo le mie parole, ci sia una buona fetta di persone che lo troverà – in netto contrasto con i miei gusti – un album tanto affascinante quanto sublime in cui perdersi. Un disco come questo può non piacere, ma non per questo non dobbiamo non metterne in risalto la bellezza interiore, la spontaneità e tutte le migliori intenzioni degli autori. Escono molti album, ma pochi con una purezza di spirito come quella del duo in questione. A cui riconosco grande dignità artistica, ma poca affinità coi miei gusti. Avanguardia di nicchia, ma non per me.
(Snowdonia Dischi, 2024)
1. Il Faro di Schrodinger
2. La risacca dell’alba
3. Maya Deren Blues
4. Pipistrelli sul frigorifero
5. Segreti
6. Sheriff in Tiraspol
7. La Costante Elastica
8. Giulietta sotto spirito
9. Prove tecniche di solitudine