Esordio molto interessante per Hambone, trio pugliese che, grazie alla lungimiranza di Ciqala Records, arriva al debuto discografico. Il loro è un album che con un approccio frettoloso si potrebbe pensare di ascrivere in ambito jazzistico, infilandolo, o meglio, liquidandolo all’interno di una nicchia sonora per pochi (fortunati) eletti. Farlo sarebbe però un errore che non dobbiamo e non possiamo permetterci. Occorre dunque fermarsi un attimo e riflettere. Hambone risente delle contaminazioni, e della voglia di contestualizzare un genere, considerato erroneamente naif, con un approccio concreto, di strada, contemporaneo, che possa essere quindi accostato a chiunque.
Per assurdo potremmo vederlo quasi come un tentativo di voler riscrivere quel jazz che guarda alle sue espressioni più contaminate, più alternative. E se, alla fine di tutto, così fosse, saremo in grado di rendercene conto, di far nostra la cosa con certezza, solo quando tutto quanto sarà consolidato, e conseguentemente, dato quasi per scontato. Dirlo oggi fa tutto un altro effetto, e tutto un altro rumore. A metà tra improvvisazione, e una scrittura che esalta la melodia e il calore, Hambone è un album che mostra una serie di sfaccettature che lo pongono in una posizione “neutra”, non strettamente legata ad un genere in particolare, ma in grado di andare, in qualunque momento, in qualsivoglia direzione sonora, riuscendo a farlo con maestria, eleganza, caparbietà e competenza.
Un album che non fatichiamo a identificare come parte di quel filone jazz più sperimentale, magari più ostile per i neofiti, ma sicuramente molto stimolante, un album che arriva dopo quattro anni di lavoro, e che rappresenta, al tempo stesso, sia un punto di arrivo che di partenza, a seconda di come si vuole guardare al disco.
(Ciqala Records, 2025)
1. First Breathing Lesson
2. Bidaya
3. Biko
4. Tane
5. Hana
6. Frame Dance
7. The Ancient Plan