Maud the Moth è l’alter ego di Amaya López-Carromero, pianista e performer spagnola di nascita, ma scozzese di adozione, che si muove in un immaginario che sta a metà tra il neoclassicismo e la classica, riuscendo a coniugarli entrambi in una visione contestualizzata ai giorni nostri. E lo fa attraverso un approccio sonoro che riesce a unire estremismi distanti e contrastanti, appartenenti a differenti momenti storici, ma legati da una visione che va oltre il tempo. Elegante nel suo cupo incedere The Distaff è un crescendo di emozioni contrastanti, sospese tra disturbanti minimalismi e istrionismo orchestrale, in un avvolgente ed etereo turbinio di straziante bellezza. Meticolosamente curato in ogni dettaglio, l’album ci presenta una realtà che continua nel suo evocativo percorso di discesa negli inferi, ispirato in questa occasione dall’elegia del poemetto La Conocchia, uno dei primi esempi di letteratura femminile, vergato dalla poetessa greca Erinna, vissuta sulla soglia dell’età ellenistica, e dedicato alla morte di una delle allieve di Saffo, perita la prima notte di nozze.
The Distaff è un caleidoscopio di rara intensità emotiva, che riesce ad essere armonioso ma, al tempo stesso, anche fortemente dissonante, caratterizzato da un’arcana magia che lo rende ultraterreno. Non era facile coniugare momenti così distanti tra loro senza perdere l’unità di fondo, ma Maud the Moth grazie ad un’espressività vocale di primissimo piano che prende le distanze dall’avantgarde a cui ci aveva abituato ci è invece riuscita. L’armonia di fondo è quindi la costante che incontriamo durante tutto l’incedere del disco. Una costante talmente coesa che in alcuni momenti possiamo pensare di inquadrare come un’esperienza multisensoriale totalizzante. Grazie anche a momenti in cui l’album spinge al massimo il proprio essere frutto di un’elegante ricercatezza che non fa mistero di voler cristallizzare le nostre emozioni, e che possiamo inquadrare come consacrata all’atonalità e alla ricerca. E mentre l’ascolto viaggia sicuro e fiero verso la conclusione aumentano i passaggi in cui The Distaff flirta con la sperimentazione sonora, invitandoci a proseguire, in sua compagnia, verso i sentieri inesplorati del cuore, in un crescendo di intensità che si spegne solo ad ascolto concluso, riportando un silenzio soffocante che non abbiamo il coraggio di infrangere. Per cui restiamo qui, in meditabonda attesa che accada qualcosa, svuotati di ogni energia.
The Distaff è un album che alza vertiginosamente l’asticella da un punto di vista qualitativo per Maud the Moth, probabilmente ben oltre quelle che erano le aspettative. Estremamente complesso, ma proprio per questo ancor più affascinante, e caratterizzato da una bellezza quasi accecante, a tratti assolutamente maestosa, l’album, citando la stessa López-Carromero, è “un fiore che l’inverno non è stato in grado di danneggiare”, e che non possiamo che collocare “in un giorno immaginario, fuori dal tempo e da luoghi coerenti, dove l’immaginazione è diventata indistinguibile dalla realtà”.
(La Rubia Producciones, Creative Scotland, The Larvarium, 2025)
1. Canto de enramada
2. A temple by the river
3. Exuviae
4. Burial of the patriarchs
5. Siphonophores
6. Despeñaperros
7 .O rubor
8. Fiat lux
9. Kwisatz Haderach