Avevamo parlato su queste pagine di Adriano Zanni lo scorso anno, in occasione dell’uscita di Istantanee d’ascolto, album che ci era molto piaciuto, e che recensimmo con grande piacere. I giorni cupi di cui parliamo oggi sono quelli di una Ravenna raccontata nei suoi giorni invernali, attraverso l’unione tra fotografia e musica (field recording). Le istantanee di Zanni raccontano un mondo sfuocato, nascosto dietro le nebbie e le foschie del territorio a ridosso dell’adriatico. Il silenzio, come nel disco precedente, torna a farsi dominante, ma questa volta si sposa ai rumori (pioggia su tutti).
Non c’è fretta nei brani di Adriano Zanni, sono dipinti, i suoi, che ci insegnano come non occorra andare altrove a cercare quello di cui non abbiamo bisogno. Conta restare lì, in riva al mare, riparati sotto un tetto di fortuna, mentre davanti a noi la pioggia del cielo si fonde con l’altra acqua, quella immobile del mare. Un album suggestivo, che racconta un mondo personalissimo, e lo fa, come detto, quasi sottovoce, con rispetto, alla giusta distanza. Mentre intorno tutti urlano, in una controtendenza che non possiamo non apprezzare. Altro grande focus point è quello che lega Adriano Zanni al suo territorio, elemento che ritorna ciclicamente in ogni sua uscita. Territorio raccontato con suoni e immagini in modo impeccabile, a tratti crudo, ma sempre sincero e partecipato. Un ambiente tanto straniante quanto affascinante.
Le immagini sono parte di quelle scattate tra il 2015 e il 2025 con diversi apparecchi analogici e digitali dallo stesso Zanni, mentre la musica è stata composta e arrangiata tra il 2024 e il 2025. Estratti di giorni cupi è quindi il racconto dell’inverno, catturato anno dopo anno, direttamente dal finestrino dell’auto da Zanni, nel suo peregrinare in provincia, in cerca di quei luoghi che potessero testimoniare di avere un’anima pulsante, silenziosa, ma viva. Il finestrino come sfondo, attraverso cui guardare il mondo, mentre le gocce di pioggia rendono il tutto omogeneo e dilatano i confini, fino quasi a renderli invisibili. Otto luoghi catturati e raccontati con altrettanti brani di dark ambient, per una bellezza silenziosa che travolge.
(Boring Machines, 2025)
1. Vermiglio
2. Pura bruma, poi la pioggia
3. L’ultima fine
4. Esercizi d’ascolto
5. Via Baiona
6. Verso il mare aperto
7. Ambiente zero
8. Romagna, la zona