Era difficile, difficilissimo bissare le vette di pathos raggiunte con Cedar and Sage: Riders of the Gallows Vol. 1. Sean Kratz con il suo progetto Osi And The Jupiter aveva toccato vette altissime con un (appalachian) folk delicato, poetico e commovente. Come un uroboro in musica il Nostro decide allora con il nuovo Larvatus di riprendere a piene mani il filo solo apparentemente interrotto dopo Uthuling Hyl e Nordlige Rúnaskog, e di miscelare le sonorità di questi due lavori con il suo folk in percentuali che, stavolta, pendono più verso la componente ambient ritualistica e sciamanica, che beneficia di drone e synth per tratteggiare atmosfere mistiche e caliginose, vettore ideale per la meditazione e l’introspezione.
Il ponte tra i monti Appalachi e le foreste norrene è di nuovo percorribile in ambedue direzioni, e lo scambio di influenze è forte e percepibile sin dalla lunga apertura affidata a “Saged Incantations”, che nei suoi dieci minuti di durata ci avvolge in una densa e cullante bruma che sa di muschio, foglie secche e sottobosco: un incipit che di fatto è il manifesto dell’intero lavoro. E se anche la successiva “A Dark Carriage Lead by Blind Men” segue i pattern della prima traccia, con “Passage” piombiamo in un non-spazio meditativo e sospeso, una sorta di “sweat lodge” sciamanica dove, nel buio più profondo e con gli occhi socchiusi, restiamo in attesa di comunicare con i nostri avi. Si tratta però di un rituale di passaggio a tutti gli effetti dal momento che da questo brano in poi gli equilibri sembrano spostarsi apparentemente nuovamente verso il folk polveroso degli Appalachi, con momenti che riprendono ora dal più verace esordio Halls Of The Wolf, ora da maggiormente elaborato ed emotivamente pregno di significati album precedente. E allora ecco le ariose e poetiche “Snake Healer” e “Lurking Beneath the Pines”, magistralmente controbilanciate dalle più meste ed ombrose ”Wild Host”, “I Am the Howling Mountain” e “Promethean Gallows”. In tutti questi pezzi citati la componente ambient non è stata eliminata, semplicemente lavora a un livello inferiore, prepara un tappeto atmosferico sul quale gli Osi And The Jupiter camminano in punta di piedi leggeri come sogni all’alba.
Larvatus ha avuto una genesi lunga: concepito nel periodo a cavallo tra l’EP Appalachia ed il full Stave risente ancora degli influssi ambient dei precedenti lavori, elementi questi che, per fortuna, non sono stati eliminati ma anzi, hanno beneficiato di una valorizzazione avvenuta del corso del tempo. Segno che si trattava di una manciata di idee che erano ancora nel bozzolo, che il buon Sean Kratz teneva saggiamente in un cassetto avendone percepito le potenzialità ma non essendo forse ancora il momento adatto per far vedere loro la luce. E meno male che le ha conservate diciamo noi. Larvatus è diverso da Cedar and Sage: Riders of the Gallows Vol. 1, ma non meno bello: riluce di un bagliore a tratti anche cupo, tutto suo, che lo rende l’ennesimo ottimo capitolo di una carriera, quella degli Osi And The Jupiter, in continua ascesa.
(Eisenwald Tonschmiede, 2025)
1. Saged Incantations
2. A Dark Carriage Lead by Blind Men
3. Passage
4. Snake Healer
5. Wild Host
6. I Am The Howling Mountain
7. Promethean Gallows
8. Lurking Beneath the Pines