Quando un album si apre con un brano di oltre 34 minuti, per come siamo portati a pensare la musica noi visionari, amanti delle utopie sonore e non, c’è poco da aggiungere, se non che, al netto del fatto che ancora non abbiamo ascoltato il disco, è già tutto meravigliosamente perfetto. Nel momento in cui una band fa un passo di questo tipo, scegliendo un approccio realmente controtendenza, e, potenzialmente pericolosissimo, ai limiti del suicidio commerciale, significa che non c’è nulla che possa far loro paura.
Confesso a lor signori, senza alcun tipo di timore che, fino ad oggi, non sapevo minimamente chi fossero The Overmold, posizione “scomoda”, soprattutto per chi deve presentare un album, che, però, va vista nell’ottica di due attenuanti. La prima, che mi mette solo parzialmente al riparo, verte intorno al fatto che online, le notizie su di loro sono davvero una manciata. La seconda, che invece rafforza la mia posizione, nasce dal fatto che questo è l’album di debutto per il duo sperimentale statunitense. Comunque sia, questi sono dettagli secondari, soprattutto dopo che abbiamo premuto play sul lettore, e ci siamo immersi nella maestosità dell’opera. Caratterizzato da un approccio minimalista che sa essere al tempo stesso ipnotico e avvolgente, The Overmold è un disco che fa dei dilatati silenzi di cui si compone uno dei suoi punti di forza. Silenzi che, oltre ad implementare il pathos, esaltano i brani senza dover per forza cadere nella frenesia. Un album che, in sostanza, non urla ma ti porta alla disperazione lo stesso. Psichedelico sotto tutti i punti di vista, il disco realizzato dalla nostrana I, Voidhanger Records, è il viatico ideale per perdersi, dimenticando qualsivoglia punto di riferimento, in un zigzagare nel tempo e nello spazio che pare non avere fine. Questo di The Overmold è un album che non possiamo che sancire come uno tra i più pregni di spessore e profondità, tra quelli che, pur conservando il proprio lato più sinistro e minaccioso, riescono a staccarsi dai cliché del metal, pur continuando a flirtare con voi piuttosto da vicino.
Un disco sicuramente tutt’altro che banale, a tratti inquietante, che mostra una sua anima precisa e inquadrabile senza troppa fatica, collocabile in quel novero di band che amano distruggere tutte le nostre certezze insegnandoci a pensare in modo alternativo. L’album ideale per affrontare il sospirato arrivo delle nubi su questo cielo da troppo tempo sgombro e limpido.
(I, Voidhanger Records 2025)
1. The Overmold
2. Song of the Beyonders
3. Buildings of Skin
4. Withering Other