Apprezzo sempre l’abnegazione e la dedizione totale di chi, in qualsiasi campo artistico, non molla di un centimetro, va avanti nel proprio percorso, ci crede fino in fondo e, ovviamente, è capace di rialzarsi dopo inevitabili cadute. I Malignance, o meglio, Andrea Gentili (in arte Arioch), rientra di diritto nella descrizione di cui sopra. Infatti il Nostro è da venticinque anni che porta avanti, con ottimi risultati, la sua creatura, passando attraverso vari cambi di lineup diventando col tempo prima un duo, successivamente una one man band, per tornare infine, con questo nuovo disco, nella formazione classica a quattro elementi (il resto del gruppo vede il rientro di musicisti coinvolti nei primi passi, nel lontano 2000).
The Death and the Dice – Rime of the Unredeemed, è un concept album basato sul celebre poema La Ballata Del Vecchio Marinaio di Samuel Taylor Coleridge; confesso di non aver letto l’opera ispiratrice ma la fruizione del disco non subisce alcun intoppo, quindi se siete pigri, se non avete modo di procurarvi questo poema, andate lisci con l’ascolto. Da sempre i Malignance solcano su un mare impetuoso e limaccioso con il loro black metal selvaggio old school e quello più atmosferico, reso lugubre da alcuni rallentamenti, senza dimenticarsi di alcuni retaggi death metal e, soprattutto, di una certa fascinazione per il thrash metal. Il disco, interamente composto da Arioch (che ne è anche il produttore), è un lavoro prettamente in your face; non c’è nessuna intenzione da parte della band genovese di perdersi in inutili giri a zonzo, nessuna divagazione fine a se stessa, nessun esercizio di stile. Qui si pesta duro, si suona cattivi, con una vena battagliera e epica che mi ha ricordato tantissimo …Of Frost And War degli olandesi Hail Of Bullets (un disco che nel 2008 girò parecchio nello stereo di casa mia). Lo scream di Gentili, che non è assolutamente nomen omen, è lontano dai cliché del genere. Infatti è aspro, crudo, trasmette sofferenza, è aderente a ciò che canta; un ottimo lavoro che non stanca, come spesso accade quando il cantato si sposta sul chicchirichì di un gallo in punto di morte. The Death and the Dice – Rime of the Unredeemed si sviluppa attraverso nove canzoni che grondano cattiveria, il mare nero pece che la band domina con maestria cola dalla casse dello stereo, è materia organica che si addensa attorno all’ascoltatore, è glaciale, è incandescente. L’ottima produzione rende decifrabile ogni passaggio, nessun strumento viene messo in secondo piano; i Malignance suonano coesi, hanno un obiettivo da raggiungere e procedono spediti in tal direzione. Quello che ne consegue è un lavoro black metal che, con le varie declinazioni della musica estrema, risulta variegato, fresco, divertente e appagante.
Il bellissimo artwork, con uno dei loghi più fighi in circolazione, dimostra ulteriormente quanto Arioch tenga alla sua creatura. D’altronde non cavalchi la Bestia per un quarto di secolo se non sei convinto delle tue capacità. Non cavalchi la belva nera se non sei in grado di essere te stesso, per primo, il demonio. Un album che merita tutta l’attenzione dei metal kids, che deve campeggiare nelle prime posizioni delle classifiche di fine anno. Un album che prende molti nomi blasonati e li manda a casa, con le orecchie piegate.
(Hidden Marly Productions, 2025)
1. The Death And The Dice
2. Sailing The Seas Of Eternity
3. Maelstrom’s Grasp
4. Bringer Of Woe
5. Upon A Dead Horizon
6. The Perpetual Drift
7. Through The Endless Gloom
8. Unredeemed
9. Requiem For The Damned