
Dopo un silenzio di cinque anni tornano i Tetuan, ensemble marchigiana di grandissimo spessore artistico, che avevamo lasciato con quel Serpent of Wisdom che aveva coinciso con la nostra scoperta della loro interessantissima proposta sonora. L’album era uscito a ridosso degli eventi che hanno cambiato per sempre la nostra esistenza, a ridosso tra la fine del 2019, e i primi mesi del famigerato 2020, annus horribilis che ha sancito quella frattura mentale che ancora oggi ci portiamo dietro, a tutti i livelli. Da allora avevamo perso le tracce del quintetto, dato per travolto dagli infausti eventi. Per nostra (ma soprattutto loro) fortuna ci stavamo sbagliando. Li ritroviamo infatti oggi, sul finire del 2025 con un nuovo album, Memet.
I Tetuan hanno scelto una full immersion in pieno contatto con la natura per la realizzazione del disco. Una sorta di isolamento spazio temporale, che potesse permettere loro di entrare in diretto contatto con tutta l’energia espressiva che stava nascendo dalle loro composizioni, rappresentato da una residenza sui Monti Sibillini, nell’Appennino Umbro Marchigiano, luogo che racchiude tradizioni misteriose legate alla presenza delle Sibille, figure sincretiche dal grande fascino. C’è quindi un forte richiamo alla mitologia, che non fatichiamo affatto a scovare tra le cinque tracce di Memet, in cui si susseguono, in modo quasi ipnotico, tribalismi sonori, richiami al folklore, e momenti visionari incastonati tra loro con una meticolosità, fatta di cura e attenzione, che riesce a fondere tradizioni locali, mitologia ancestrale e mediterranea, in un viaggio tra Nord Africa e Medio Oriente con partenza e arrivo sulle coste dell’Adriatico. Tetuan è una realtà dinamica, in continua mutazione, a cavallo tra etnica ed elettronica. E ce lo dimostra con un album come questo che sancisce, non solo il loro ritorno, ma anche un ulteriore passo avanti nel percorso mentale, e sonoro, che hanno scelto di intraprendere. Un percorso non facile, e non per tutti, ma estremamente interessante per quelli che sentono la necessità di usare la musica come elemento catartico e non come intrattenimento. C’è un pò di tutto nella musica dei Tetuan. Ed è questo che affascina. L’idea che ogni brano possa prendere una direzione contraria al precedente, senza per questo snaturare l’idea di base dell’album.
Siamo in territori dove la sperimentazione e la psichedelia si confrontano, modellandosi e fondendosi l’una sull’altra, dando vita ad un sound personalissimo come quello che emerge dai solchi di Memet. C’è sicuramente una forte componente di improvvisazione, quantomeno nella fase embrionale del disco, che rimanda ad un approccio a quella musica di stampo 70’s verso cui non abbiamo mai nascosto la nostra adorazione. Fossimo proprio in quegli anni, non avremmo esitazioni nell’affermare che si tratta di un album nato, cresciuto e maturato sotto l’effetto di sostanze lisergiche purtroppo ancora oggi illegali. Ma ci piace pensare che i cinque marchigiani non abbiano bisogno di questo tipo di “spinte” per la creazione dei loro disegni sonori, e che sia tutto frutto della loro intelligenza, della loro caparbietà e della loro consapevolezza di essere musicisti di primissimo piano. In un contesto come questo, la presenza di Laura Agnusdei, di cui abbiamo precedentemente parlato in maniera entusiastica su queste pagine, è un ulteriore segnale che abbiamo a che fare con professionisti, non solo degni di tale nome, ma anche in grado di poter rendere reale quello che altri solo immaginano.
(Bloody Sound, 2025)
1. Tessalonica (feat. Laura Agnusdei)
2. Saltstraumen
3. Rusalka Vampiro
4. Moana-nui-ka-lehua
5. Tarot de psg


