
Abbiamo parlato dei Maruja non molto tempo fa, al tempo dell’uscita del loro EP Tír na nÓg, li ritroviamo ancora sulle nostre pagine in occasione della pubblicazione del secondo album Pain to Power che segue, a distanza di un solo anno, quel The Vault (sempre che si voglia considerarlo come un album, e non come una raccolta di jam, interpretazione che danno loro stessi del disco) che aveva permesso loro di arrivare a far circolare il loro nome praticamente ovunque, in un crescendo di popolarità che li ha messi al centro dell’attenzione internazionale. Ogni loro uscita è un’impresa per chiunque abbia il coraggio, e l’ardore, di volerli ascoltare. E anche questa occasione non muta le cose. Pain to Power è un album che, se rapportato al precedente EP, ci mette nella condizione di arrivare a poter quasi dire che siamo alle prese con due band diverse, tante e tali sono le differenze che li separano da un punto di vista strettamente sonoro. Ma, il bello dei Maruja forse sta proprio qui, nel loro saper essere spiazzanti, nel loro costringerci alla sofferenza ogni qual volta ci si approcci all’ascolto.
Restando sui fatti concreti, i Maruja sono una grande realtà contemporanea in ambito musicale, che piaccia o meno. Su questo non possiamo transigere. Come non possiamo negare che il quartetto britannico sia parte di quel novero di realtà che sanno come far risaltare ogni strumento, ogni passaggio, ogni accento, nel modo e nel tempo giusto, in un contesto sonoro che risulta quasi unico e irripetibile, fatto di influenze distantissime che si fondono in un continuum che possiamo sintetizzare con un termine come crossover che un tempo era quotidianamente sulle nostre labbra e che ora invece sembriamo aver dimenticato. Che cosa passi invece nella mente dei quattro è un quesito a cui non siamo ancora stati in grado di dare risposta. Sicuramente c’è quella lucida follia che permette loro di realizzare lavori della portata e dell’impatto come Pain to Power. Album che, attraverso un rilascio quasi ipnotico che si snoda attraverso richiami molto poco affini da un punto di vista sonoro, ma perfettamente contestualizzabili che riescono a creare quel marujasound che ci rende schiavi. Il disco necessita di un tempo non proprio immediato per essere assimilato a dovere, ha cioè un rilascio piuttosto lento, che si concretizza attraverso un percorso caratterizzato da un approccio sognante, che non perde il proprio carattere esclusivo anche nei momenti più intensi, in cui la componente concettuale emerge in modo dirompente, urlando tutta la rabbia anticapitalistica per un’ingiustizia sociale ormai a livelli inaccettabili di cui i Maruja sentono di doversi fare portavoce. Pain to Power è da pensare come un album assolutamente libero, che si lascia apprezzare proprio per questo suo saper essere tutto, e il contrario di tutto un secondo dopo, con naturalezza e grande intensità e trasporto, senza mai perdere quell’armonia di fondo che lo caratterizza per intero. Un album ambizioso, che però vince la sua sfida in modo netto e incontrovertibile, e che risulta essere, a suo modo, un disco estremamente provocatorio, ma sempre e comunque diretto e sincero.
Il bello dei Maruja è che sono una realtà improntata ad una forte componente impro, che rischia di risultare determinante nel momento in cui – come loro stessi dichiarano – li porta a non eseguire praticamente mai lo stesso brano in due modi identici, ogni esecuzione fa storia a sé, grazie anche al feedback del pubblico che li aiuta e li stimola in questa loro trasformazione sonora continua. Album di debutto così travolgenti se ne riscontrano sempre più di rado, possiamo andarli a scovare soltanto in quegli ambiti che escono dalle nicchie e cercano di guardarsi intorno, senza schemi, senza dogmi, portandoci soltanto a godere di quella che è la loro proposta. Alla fine non è tanto quello che fanno, ma come lo fanno. È chiaro che i Maruja non inventano nulla, si limitano soltanto a togliere la polvere dalle cose belle che abbiamo messo da parte troppo presto e troppo velocemente. E lo fanno con un sax che diventa protagonista assoluto, per forza, eleganza, riuscendo a trascinarsi dietro tutto il resto. In estrema sintesi: i Maruja affermano di voler fare la rivoluzione, siamo disposti a credere in loro?
(Music For Nations, 2025)
1. Bloodsport
2. Look Down On Us
3. Saoirse
4. Born to Die
5. Break the Tension
6. Trenches
7. Zaytoun
8. Reconcile


