
Ospitiamo con grande entusiasmo il ritorno di Ethel Cain, cantautrice statunitense che avevamo lasciato alle prese con l’ottimo Perverts, album uscito ad inizio anno, con cui la Cain ci aveva annichilito. Un album che era un autentico fiume in piena emotivo, e che faceva presagire una svolta in tal senso. E invece no. Ethel Cain ha scelto di andare in direzione opposta, andando in cerca di una sonorità meno alienante, meno disturbante. Resta forte, invece, la connotazione malinconica, ma qui ci spostiamo in territori più orientati verso una bellezza acustica che guarda anche, e soprattutto, alla comunicabilità immediata del disco. La sua è infatti una proposta che resta inquietante, ma in modo meno diretto e meno distorto. Questo, perlomeno da un punto di vista di scelta sonora, per quello che riguarda invece le tematiche, siamo ancora immersi nell’inferno in cui la Cain ci aveva lasciato con l’album precedente, incentrato sulle devianze. Questa volta il suo è un racconto in versi che racconta di omicidi, di adescamenti e di cannibalismo affettivo, e che descrive la sublimazione dell’inevitabilità della perdita che non smette mai di aggrapparsi alla bellezza, anche quando è dolorosa.
In alcuni momenti, quelli in cui la lirica sposa la melodia in modo sublime e quasi sognante, possiamo persino essere portati a pensare che si tratti di due Cain differenti, se le confrontiamo. Non ha però alcun senso ascoltare Willoughby Tucker, I’ll Always Love You pensando a quello che ha rappresentato in termini di violenza emotiva Perverts, per cui lasciamolo fluire, siamo convinti che non ce ne pentiremo. Il disco trasuda genuinità e dolore, senza mostrare pentimento o vergogna. Un disco enfatico, certo, ma sincero, anche nei suoi momenti più maestosi. Il suo lavoro sulla voce è evidente, e si percepisce immediatamente, portando l’album in un contesto, straziante ma aulico, che vede proprio il cantato della Cain come elemento trainante del disco. Un cantato coinvolgente e caldo, sognante, per certi versi quasi funebre, ma soprattutto mai monotono. In altre parole siamo alle prese con un album che sancisce una notevole maturità rispetto al passato, più o meno recente che sia. Una consapevolezza che però non è solo quella dei propri mezzi, ma anche quella di chi sa perfettamente di esser parte di una generazione che non ha alcuna speranza per il futuro, e sceglie di cantare proprio questa strisciante incertezza che accompagna le giornate diventate ormai tutte uguali. Quella di Willoughby Tucker è una figura centrale dell’immaginario della Cain, che ce lo ripropone, a distanza di tre anni da Preacher’s Daughter l’album con cui ce lo aveva presentato, e di cui Willoughby Tucker, I’ll Always Love You può essere individuato come il prequel. Willoughby è ritratto come il fidanzato del liceo di Ethel e la storia esplora la loro relazione giovanile attraverso temi di amore, desiderio e fuga. Una relazione condizionata dall’ingombrante presenza del di lui padre, tornato dal Vietnam con un disturbo da stress post-traumatico. Se il suo rapporto con Tucker naufraga, il disco, al contrario, continua a portarci direttamente verso un paradiso sonoro dolorosissimo e misterioso, caratterizzato da un susseguirsi di incubi quasi lynchiani.
Willoughby Tucker, I’ll Always Love You è un album meravigliosamente affascinante, che colpisce durissimo ma attraverso melodie accattivanti che racchiudono una violenza incessante che non risparmia niente e nessuno nel suo incedere, e nel suo riproporsi costantemente nella vita della Cain, e che la accompagna nel suo viaggio nel profondo dell’oscurità. Un album che non possiamo pensare di gustare a pezzi ma solo monoliticamente per intero. Skippare tra un brano e l’altro è un crimine che ancora nessuno stato del mondo ha sancito come tale, ma che qui, nel Granducato di GotR viene punito con il massimo della pena, senza alcuna possibilità di ricorrere in appello.
(Daughters of Cain Records, 2025)
1. Janie
2. Willoughby’s Theme
3. Fuck Me Eyes
4. Nettles
5. Willoughby’s Interlude
6. Dust Bowl
7. A Knock At The Door
8. Radio Towers
9 Tempest
10. Waco, Texas


