
Correva l’anno 2020 quando i Bell Witch, tra i paladini indiscussi del funeral doom e, in generale, del metal d’avanguardia, unirono le forze con il progetto acustico dark folk Aerial Ruin, arrivando a confezionare Stygian Bough: Volume I, un’intensa e più che riuscita combinazione tra due mondi distanti eppure, nel concreto, perfettamente complementari. Le perplessità, al tempo allontanate dopo una manciata di minuti, non derivavano certo dalla qualità dei lavori di Erik Moggridge (Aerial Ruin) e tantomeno da quella della coppia Dylan Desmond/Jesse Shreibman (Bell Witch), quanto piuttosto dall’oggettiva difficoltà a conciliare un cantautorato folk dalle tinte oscure e sinistre con un suono titanico, cadenzato e annichilente come quello del funeral doom più puro. Ebbene, come anticipato, la chiave di volta venne trovata, il disco venne acclamato e, ad oggi, rappresenta una delle commistioni più riuscite tra i due mondi.
A distanza di cinque anni il trio ci riprova con il qui presente Stygian Bough: Volume II, avendo alle spalle il bagaglio di esperienza maturato nella stesura dell’album precedente ma anche, sulla stessa traiettoria, l’onere di dover provare a replicare un lavoro di altissimo profilo artistico. La verità è che, nonostante il vento contrario che soffia sulle note di un primo lavoro di qualità eccellente, Bell Witch e Aerial Ruin riescono nuovamente nell’intento di creare un disco perfettamente bilanciato, onirico, maestosamente doom eppure così intimistico nei suoi movimenti folk. Le sensazioni sono nuovamente quelle di una marcia funebre verso un infinito dai caratteri indecifrabili, talvolta spettrali ma più spesso pallidamente luminosi, dove il senso del viaggio lo si scopre strada facendo e non alla conclusione dello stesso. Questo secondo volume di Stygian Bough – a cui speriamo ne seguano molti altri, a questo punto – è però non solo il seguito di un album già bellissimo, ma ne rappresenta addirittura il miglioramento sotto il profilo del coinvolgimento emotivo costante, andando a colmare quelle (risibili) lacune che nel Volume I avevamo riscontrato in relazione alle tracce “Heaven Torn Low II (the toll)”, in cui si ravvisava una fin troppo preponderante presenza del doom, e “Prelude”, un’intro che poco aggiungeva alla trascendente traccia finale. Questo Volume II è, infatti, perfettamente bilanciato, con il minutaggio delle sezioni che compongono i singoli brani studiato nei minimi dettagli, gli interventi vocali inseriti solo dove necessario per lasciare spazio all’incedere strumentale quando l’album vuole avanzare e, infine, il passo indietro del muro sonoro quando è necessario far emergere la componente vocale. La struttura del disco, come detto magistralmente elaborata, porta poi a una progressiva sovrapposizione tra voce e componente strumentale, che sfocia nel sensazionale brano conclusivo “The Told and the Leadened”, regalando uno dei momenti più intimi e avvolgenti di quest’anno musicale.
Stygian Bough: Volume II è, in definitiva, un album magnifico. Un lavoro ricercato, complesso, avvolgente e unico nel suo non-genere, che prende il meglio di un gruppo dal profilo artistico sconfinato come i Bell Witch e lo fonde con coerenza con l’estro di un artista difficilmente connotabile nei canoni ordinari della musica contemporanea, sia estrema che non. Con il peso di un primo capitolo di altissima caratura da dover replicare, il trio assesta ancor maggiormente il tiro e disegna un disco semplicemente monumentale, a cui abbandonarsi e a cui permettere di scandagliare il proprio animo senza opporre resistenza, concedendo tutto il tempo necessario per colpire dove l’inconscio ha più bisogno.
(Profound Lore Records, 2025)
1. Waves Became the Sky
2. King of the Wood
3. From Dominion
4. The Told and the Leadened


