Qui lo dico e qui lo nego: se il black metal è made in Italy non c’è ragione di dubitare che sia di qualità. Gli A Pale December (nome poetico, bellissimo ed evocativo) arrivano lunghi dopo il delizioso The Shrine of Primal Fire con questo nuovo furioso Death Panacea a infiammare l’anima curiosa di ogni amante del buon metallo nero.
Per qualche strano motivo quando esce un disco black sono sempre felice come un bambino, con ragione soprattutto in questo caso. Death Panacea offre un ventaglio molto ampio di approcci al genere. Anzitutto possiamo fare una sana associazione sul piano vocale ai grandi Behemoth, l’espressività irosa di Riccardo Di Bella fa pensare a Nergal in più di un’occasione, ma non con nostalgia, al contrario, però aggiunge di quando in quando della melodia in particolare nel brano (tra l’altro il più brillante dell’intero disco) “Simulacrum”. Ma se volessimo andare sul piano strumentale? Ah, qui facciamo più fatica, perché come mi hanno fatto pensare ai primi Lantôs, così mi hanno dato sensazioni che solo i Dreariness mi hanno dato. E nell’insieme del tutto credo di aver rintracciato qualcosa di personale, certo nulla di fresco e nuovo, ma comunque non iper sentito, in alcun caso. Scrivendo di questo disco non posso non menzionare la perizia non tanto tecnica sul piano dell’esecuzione, ma su quello della composizione: Death Panacea è costruito per dare all’ascoltatore qualcosa che è furioso come vuole la tradizione black metal, ma anche melodico e amaro come vorrebbe il post-metal, ecco, così è come descriverei questo disco, ma è niente in confronto all’effettiva quantità di spunti e direzioni che si possono trovare qua dentro. Bisognerebbe fare menzione anche del gioco di arpeggi che possiamo trovare lungo il tragitto che porta dalla bellissima “Simulacrum” alla nebbiosa e tramontante “Nethermost”. Come ho detto, un disco che percorre più di una strada e lo fa senza un minimo di attrito. Andrebbe ascoltato approfonditamente per poterne carpire la bellezza.
È vero che se li si ascolta così di sfuggita, la prima cosa che viene in mente sono i grandi Agalloch e c’è più di un motivo per pensarlo, ma provate ad andare più in fondo perché qui dentro di cose da scoprire ce ne sono parecchie. Death Panacea conserva dentro di sé molte sorprese che non sono mai telefonate, melodie che non ti aspetti e atmosfere di notevole spessore. È un disco che aspetta solo di essere ascoltato.
(Avantgarde Music, 2022)
1.Simulacrum
2.Iconoclasm
3.Manifesto
4.Atoning Monuments
5.Of Prophets and Blood
6.Nethermost