L’approssimarsi dell’autunno sembra il momento più propizio per dedicarsi all’ascolto del nuovo album degli A Pale Horse Named Death (da qui in poi abbreviati APHND), in uscita a fine settembre e dal titolo Infernum in Terra. Il quarto lavoro della band di Sal Abruscato non si discosta più di tanto dal percorso intrapreso con i precedenti lavori, e sin dalle prime note del secondo pezzo, “Believe in Something (You are Lost)” due gruppi balzano subito in testa all’ascoltatore, i Type O Negative e gli Alice in Chains (post Staley).
Il rimando al primo nome è presto spiegato: come molti saprete Abruscato è stato il batterista della band seminale di Brooklyn, e le atmosfere lente, opprimenti e caracollanti che spesso eravamo soliti sentire nella band di Steele e compagnia sono un marchio di fabbrica anche degli APHND, al punto che in molti, al loro esordio, avevano visto nella band del Nostro una naturale continuazione del gruppo “madre”. Le atmosfere generali, certi intrecci vocali e giri di chitarra rimandano invece direttamente agli Alice in Chains, soprattutto quelli dell’ultimo periodo: la malinconia serpeggiante e il senso di desolazione e abbandono che permeano ogni traccia sono gli aspetti più distinguibili in tal senso. Il grosso problema di questo Infernum in Terra risiede però in una eccessiva linearità e stanchezza. Le tracce si susseguono una dopo l’altra senza particolari sussulti, cercando di mediare tra appeal radiofonico e incedere gothic/doom di stampo US, ma anche dopo svariati ascolti non rimane molto del disco.
Attenzione, non perché sia un pessimo prodotto, semplicemente manca di originalità e di guizzi. Gli APHND hanno confezionato un lavoro indubbiamente curato sotto ogni aspetto e professionale, che ha alcune melodie azzeccate grazie a un efficace connubio tra voce e chitarra, ma non bastano a far decollare un disco che ahimè, suona un po’ stanco, invecchiato e privo di particolari idee, le cui tracce si susseguono come un continuum unico, rivelandosi purtroppo solo un piacevole sottofondo musicale. Non una bocciatura dunque, ma il classico compito svolto in maniera un po’ più che sufficiente da un gruppo dal quale, a mio avviso, potremmo aspettarci di più, e che, anche stavolta, ci sentiamo di rimandare alla prossima uscita.
(Long Branch Records/SPV, 2021)
1. Infernum
2. Believe In Something (You Are Lost)
3. Cast Out From The Sky
4. Shards Of Glass
5. Lucifer’s Sun
6. It Is Done
7. Two Headed Snake (Propofol Dreams)
8. Slave To The Master
9. Devil’s Deed
10. Reflections Of The Dead
11. Souls In The Abyss