Benjamin Labarrère aka Duke Satanaël ha dato alla luce ormai trent’anni fa ad un’interessante one-man band di black metal/metal old school dalle tinte medievaleggianti chiamato Godkiller. Nel 2020 la svolta, e sotto il moniker di Herr B. partorisce un secondo progetto che si distacca in maniera massiccia dal precedente: A Prayer for the Worst è elettronica, darkwave e, al massimo, industrial. Ad essere precisi tracce di queste sonorità erano già presenti in Deliverance del 2000, sempre a firma Godkiller, ma con questa nuova creatura il Nostro vuole puntare i riflettori solo su di esse, e la direzione presa è assai intrigante: Lullabies for Babies è il debutto del 2020, e oggi abbiamo tra le mani il nuovo parto, life is a lonely path. Le dieci tracce che compongono questo lavoro hanno portato alla nostra mente opere come Further Down the Spiral dei Nine Inch Nails, 2 A.M. Wakeup Call di Tweaker, Mourning Sun dei Fields of the Nephilim, più tantissime altre band che flirtano con la darkwave unita all’EBM e all’elettronica (esempio i Diary of Dreams) ma anche certi prodotti viranti maggiormente verso un trip-hop cupo e sommesso. Il risultato: un disco che ci ha sorpreso e conquistato.
Per gli amanti delle etichette life is a lonely path è un album di elettronica minimale e crepuscolare, che rifugge la luce ed è permeato da un’aura maligna, negativa, nihilista: “shinjū”, primo singolo scelto, è una valida anteprima dei contenuti di tutto il lavoro. Si tratta di un brano breve, semplice nella struttura e conciso negli effetti sull’ascoltatore, un tappeto di tastiere cupo e drammatico, solenne e sacrale, che fa da contorno ai versi “hold my hand/it’s time” ripetuti incessantemente, come un mantra, da Herr B. In realtà le atmosfere sono ancora più sinistre nel pezzo che apre l’opera, “whenever a child dies”, un brano cinematico, misterioso e dal fare arcano, che potrebbe benissimo far parte della colonna sonora delle recenti produzioni cinematografiche a firma Eggers. Tematiche ricorrenti sono quelle della morte, del suicidio, dei rapporti con il proprio io prima ancora di quelli con il mondo che ci circonda: “The Bell Jar”, il cui testo è tratto da La campana di vetro di Sylvia Plath, è paralizzante nel descrivere con lucidità cosa si può provare quando si decide di fare basta con la propria vita perché ormai solo una fredda cappa nera avvolge i nostri cuori ed i nostri occhi. Il connubio con la letteratura non si ferma qui: “the grave is where the heart is” cita Remembrance di Percy Bysshe Shelley, e in questo caso le sonorità si fanno quasi più cosmiche, sebbene l’aura pessimistica continui a permeare il pezzo, e il finale divaghi in una spirale notturna e soffocante.
I pezzi rimanenti alternano parentesi più soffuse e pensive a maelstrom annichilenti, gotici e senza speranza: i beat e i tappeti di tastiera sono minimali, i testi ridotti al minimo necessario per tradurre in parole, semmai ce ne fosse bisogno, il forte spleen e il senso di torbida e cupa malinconia che regnano incontrastate in life is a lonely path. Che, nonostante (o forse, grazie a?) i suoi tratti così “anti-vita”, nonostante il bozzolo di negatività che costruisce attorno all’ascoltatore, riesce a stregare e a catturare piano piano, una ragnatela che ci viene intessuta attorno senza che possiamo rendercene conto, incapaci di muoverci o di liberarci ma schiavi felici di un malessere profondo e sottile messo in musica con estrema facilità ed efficacia da A Prayer for the Worst.
(Lonely Demon Records, 2025)
1. whenever a child dies
2. shinjū
3. the bell jar
4. ashes of yesterday
5. the grave is where the heart is
6. the clockwork prison
7. pyre of sorrows
8. a symphony of sighs
9. heart without a beat
10. as hours go by