Ogni volta che realizzo che gli A Tergo Lupi continuano a fare musica autoproducendosi i dischi mi chiedo come sia possibile che ancora nessuno si sia accorto di loro. E non parlo di etichette italiane indipendenti, ma di realtà consolidate a livello europeo, tipo la Napalm Records giusto per fare il primo nome che viene in mente tra le tante. Faccio riferimento a quei nomi a cui uno, quando fa musica, non si azzarda nemmeno a pensare per proporre il proprio materiale. Ecco, sono proprio queste realtà quelle che secondo me finirebbero per disputarsi vicendevolmente le sorti di A Tergo Lupi.
La qualità del duo emiliano è talmente limpida che mi pare incredibilmente assurdo questo procrastinare la loro semi invisibilità. Fosse per me l’acquisto dei loro album dovrebbe essere immediatamente imposto tramite un decreto legge governativo. Una volta scoperto il loro mondo si entra immediatamente in simbiosi con le delicate melodie e i sublimi arrangiamenti che riprendono il loro debutto del 2019 Out of the fence e lo ampliano ulteriormente, realizzando un album fatto di suoni inconfondibili e seducenti che si sublimano nell’unione tra la dolcezza evocativa della lira, la vitalità del bouzouki irlandese, e l’antico e oscuro suono della tagelharpa. Il tutto sapientemente amalgamato con l’intelligente e mai invasivo uso della tecnologia moderna (synth, droni, e distorsioni industrial) che sposa alla perfezione i richiami primitivi dei tamburi rituali.
Questo sono gli A Tergo Lupi, vale a dire Fabio Del Carro e Camilla Ferrari, artista a tutto tondo che, oltre a suonare tutti gli strumenti di cui sopra, li realizza con le proprie mani. Attivi dal finire del 2017, iniziano da subito il loro percorso di sperimentazione sonora che li ha portati ad essere oggi, nel 2022, uno dei vertici in ambito dark neofolk, sempre che questa definizione sia adeguata a descrivere la complessità sonora che riescono a porre in essere. Se non sapessimo che sono ben impiantati nel Mediterraneo potremmo pensare ad un primo ascolto di avere a che fare con un progetto intimamente connesso e appartenente alla scena folk nordica come Wardruna, Sólstafir o Heilung. Nomi che possono sembrare altisonanti ma che, sono certo che converrete con me a fine ascolto, non hanno nulla di più del duo nostrano. Hide è un album che guarda all’autunno, stagione ideale in cui far risuonare i tamburi di guerra di Fabio.
(Autoproduzione, 2022)
1. Fade Under
2. Hoar Frost (Remastered)
3. Red Sun (Remastered)
4. Kominn Heim
5. UnHidden
6. Heal the Tree
7. Hear Me
8. Wind Kommt
9. Black Feathers (Remastered)
10. Anma ed Prèia
11. Night Path
12. Worthy End