Ascoltare un certo tipo di metal porta inevitabilmente ad avvicinarsi a storie e racconti orrorifici: partendo da pilastri heavy come Iron Maiden o King Diamond, passando per i Possessed o i Cathedral, fino ad arrivare alle nuove leve, come i Portal, i riferimenti sono infiniti. In linea generale, il metal ha sempre attinto a piene mani dalla letteratura (e cinematografia) gotica e horror, ereditando le atmosfere macabre, i simbolismi misteriosi e l’eterna sovrapposizione tra bene e male, da scrittori del calibro di Lovecraft, Poe o King. Tra le band black metal che più di tutte ultimamente è riuscita ad attingere in modo intelligente all’infinito mondo dell’orrore sono gli Aara, duo svizzero di notevole talento e (ovviamente) misteriosa identità. Dopo l’ottimo En Ergô Einai, i nostri decidono di tenere il ritmo di un disco all’anno e ci regalano la prima parte di una trilogia che si prospetta molto interessante, ovvero Triade I: Eos.
Il disco ripercorre la prima parte del romanzo gotico Melmoth l’errante, scritto da Charles Robert Maturin all’inizio del diciannovesimo secolo, in particolare l’alba (da qui, eos) della sua avventura. La copertina stessa è un ritratto del giovane Melmoth. L’opener “Fathum” ci fa immergere all’istante nelle atmosfere del disco: le melodie quasi sinfoniche ma potentissime creano un mondo barocco e tragico in cui Melmoth si avventura, alla ricerca della verità e probabilmente anche di Dio stesso. Lo screaming è molto tagliente e fa venire alla mente i primi lavori dei maestri Emperor riuscendo, come faceva Ihsahn ai tempi, a miscelarlo magistralmente alle chitarre. Il disco scorre veloce e fluido come non si sente troppo spesso in ambito black metal, riuscendo a trascinarci con riff maestosi e variazioni ritmiche tutt’altro che piatte in una storia ricca di mistero, in cui il tempo e la narrazione non seguono il naturale intreccio, ma si aggrovigliano e si sovrappongono, in un grande vortice che per Melmoth rappresenta l’immortalità. Gli Aara affrontano moltissimi temi in questo Triade I: Eos, come il naufragio del protagonista con la pachidermica e riuscitissima “Naufragus”, la vita monastica e religiosa con la stupenda “Nimmermehr” o “Das Wunder”, mescolando i colori e le sensazioni con la naturalezza di gruppi ben più navigati. Fiore all’occhiello del disco è la produzione, perfetta e quadrata: il lavoro sulle parti riflessive e/o corali è perfetto, soprattutto se messo in relazione alle sfuriate più squisitamente black.
Tirando le somme, Triade I: Eos musicalmente suona con la forza di una tempesta di pioggia battente, in un’atmosfera barocca e densa di mistero, in cui ci si può sentire contemporaneamente in balia di tuoni e mareggiate su una zattera o, alternativamente, in una riservata e pomposa festa in cui i componenti sono mascherati e si apprestano a compiere rituali magici. Gli Aara dimostrano ancora una volta che di talento e inventiva ne hanno da vendere, avendo saputo sublimare le avventure gotiche di Melmoth con indubbia maestria. Impresa non da poco considerando il fatto che, come anticipato all’inizio, il mondo del metal è pieno di riferimenti ad un certo tipo di letteratura del brivido, e si fa fatica a volte a trovare qualcosa di originale. Il suono di Triade I: Eos è fresco ma nel contempo molto fruibile, e non aspetta altro che avvolgervi.
(Debemur Morti Productions, 2021)
1. Fathum
2. Tantalusqual
3. Naufragus
4. Nimmermehr
5. Das Wunder
6. Effugium