Tra tutte le cose experimental black, progressive black, atmospheric black e compagnia che ho sentito di recente penso proprio che del sano death black metal furioso e diretto ci sta molto bene, come un’insalatina verde il giorno dopo capodanno. Gli Abhoria sono proprio quell’insalatina, solo che loro sono un’insalatona, non verde, ma nera come la cancrena.
Con questi ragazzotti non ci si approccia a una nuova fucina di sound à-la Belphegor o Behemoth, ma a qualcos’altro, un mix esplosivo di Mayhem e Man Must Die, quindi direi che sul versante aggressività siamo messi bene. Gli Abhoria hanno uno strano modo di scrivere, ossia il tentare a tutti i costi, quasi forzatamente a buttare giù riff su riff in modo che il pezzo singolo appaia il più mutevole possibile, ci riescono effettivamente; va detto comunque che alcuni riff risultano alquanto sentiti e anche un pochino ingenui, ma vengono bilanciati da altri che sono delle bombe di follia devastanti ed è proprio su questo frangente che si palesa l’influenza dei Man Must Die, cosa che determina un pregio, non un difetto. Un disco Abhoria che basa tutto sulla vastità di fraseggi e passaggi e sulla versatilità con cui procedono. Ma soprattutto quello che stupisce è la capacità esecutiva di questi ragazzi, perché il contenuto di questo disco è non solo vario, ma anche veloce e brutale, brani come “Mountbank” e “Hollow” fanno davvero pensare a gente che non è arrivata ieri, mi spiego?
In sostanza questo è un ottimo disco in cui tutto quanto, ogni elemento concorre a creare un muro di suono acido e devastante che non può che gasare e divertire l’ascoltatore più avido di violenza sonora. Molto gustoso, parecchio arrosto, poco fumo.
(Prosthetic Records, 2022)
1.False Idols
2.Mountbank
3.The Thorn
4.Byzantine Promises
5.Grave Expectations
6.Unevangelized
7.Hollow
8.Sunless