Gli Agnes Vein vengono da Salonicco e nonostante siano al terzo album in studio con il qui presente Deathcall, hanno alle spalle almeno un ventennio fatto di EP, split, demo e tanta gavetta, che ha permesso loro di calcare i palchi con gruppi del calibro di Manilla Road e Brocas Helm, affinando dunque il loro stile. I greci suonano un particolare ibrido “post-qualcosa” a metà tra doom epico, black ora sulfureo, ora titanico, sludge e addirittura stoner. Un vero e proprio “post-” dunque, una proposta trasversale che affascina ma forse non convince pienamente: o meglio, piace ma forse i Nostri avrebbero potuto osare di più.
Prendete i Black Sabbath (era Ozzy), i Triptykon, i Celtic Frost, i Candlemass, i Neurosis ed i Primordial, frullate il tutto ed avrete un’idea a spanne di cosa aspettarvi da queste sei lunghe tracce. Un cantato pulito vagamente effettato e alle volte volutamente sgraziato si alterna ad uno scream rabbioso ad opera del cantante Sakis per punteggiare litanie sofferenti e disperate, sorrette da un ottimo lavoro alla chitarra (sempre ad opera dello stesso cantante) che tratteggia atmosfere cangianti (nel mood, certo non nei colori), che oscillano dallo sludge melmoso al (proto) black metal, con rallentamenti dai toni ora solenni ed epici ora titanici e desolati. La sezione ritmica di basso e batteria si occupa di creare strutture possenti, cattedrali cupe e goticheggianti attorno alle quali le linee melodiche riescono ad avvolgersi in maniera tentacolare e vorticosa. Il tutto genera un labirinto sonoro asfissiante, una nube oscura, arcigna, malvagia e in grado di catturare l’ascoltatore, che ne rimane prigioniero per la gran parte delle canzoni. Le quali, va detto, non hanno tutte la stessa presa: gli Agnes Vein ci provano, ma il loro cambiare spesso approcci all’interno di uno stesso pezzo può andare a ledere il processo di coinvolgimento di chi ascolta. Ne consegue che a momenti assolutamente degni di nota come “Vultures Hymn (Praise Bounteous)”, “They Who Neared The Portals” e la conclusiva, pachidermica ed atmosferica “The Golgotha Entanglement” si alternano pezzi meno efficaci come la title-track, “Sovereign Star” o “Rara Null”, che non riescono a tenere alta la tensione maturata fino a quel momento. Ciò non toglie che Deathcall sia un prodotto interessante e suo modo innovativo, suonato da un gruppo che sa assolutamente dove mettere le mani.
Gli Agnes Vein non sono dei neofiti, lo abbiamo detto in apertura, e la loro capacità di attingere da generi e band creandosi una propria identità è la dimostrazione più lampante delle abilità dei Nostri. Peccato che non sempre siano riusciti a mantenere la stessa continuità in tutte le canzoni, altrimenti staremmo parlando di un capolavoro. Invece parliamo “solo” di un buon disco, un album che piacerà per i suoi toni lenti, sporchi, malsani e avvolgenti, ma che probabilmente non si lascerà ricordare a lungo dai propri ascoltatori.
(Venerate Industries, 2022)
1. Deathcall
2. Vultures Hymn (Praise Bounteous)
3. Sovereign Star
4. They Who Neared The Portals
5. Rara Null
6. The Golgotha Entanglement