La musica industriale è sempre stata sinonimo di tracotanza sonora, oscurità e fastidio; il pacchetto completo ci viene gentilmente offerto dal nuovo album degli All Are To Return che già ci avevano obliterato l’apparato uditivo con il loro primo album del 2020. L’etichetta Tartarus Records è sempre stata molto abrasiva a livello sonoro, proponendo varie derivazioni di questo genere, da Kirril ai ben più noti Bong-Ra e Filmmaker; con AATR II invece ci addentriamo nell’antro più oscuro dell’industrial fatto di suoni opprimenti e percussioni monolitiche, per un album che definire soffocante sarebbe riduttivo.
La circolarità e ripetitività della musica industriale viene espressa dal duo anonimo in modo a tratti superlativo in questo AATR II, ma per comprendere al meglio il delirio sperimentale che ci viene offerto conviene elencare ogni singola componente di questo granitico disco. Chitarre dissonanti permeano le varie tracce andando a creare un’atmosfera semplicemente scomoda ma imponente. Le percussioni estremamente distorte a tratti ricordano quelle dei Khost senza risultare in alcun modo banali, noiose o prevedibili. Al contrario vista l’alternanza di ritmiche imbastite durante tutta la durata del lavoro si viene costantemente trasportati da uno stato d’ansia a uno di terrore rimanendo spaesati in questa labirintica composizione. Il pezzo forte degli All Are To Return, e colonna portante di tutto l’album è la componente puramente elettronica e noise che crea delle fondamenta solidissime su cui poggia tutto il resto; un saldo e pesantissimo muro di suoni che andrà a riempire ogni spazio lasciato libero dal resto prendendo a piene mani da dark ambient, drone, noise e industrial più classico.
Per concludere quindi siamo davanti a un lavoro sicuramente non per tutti, volutamente ripetitivo, ridondante, sonoramente invadente e concettualmente opprimente. Il figlio illegittimo dei già citati Khost e dei Terra Tenebrosa ha avuto origine in questo album, si è rivelato caparbio e sarà capace di rapire gli appassionati con ogni singola traccia; si tratta sicuramente di un disco da tenere in considerazione per quando si andranno a stilare le liste dei migliori album dell’anno.
(Tartarus Records, 2021)
1. Carceri
2. Surveiller et Punir
3. Classified
4. Postscript on the Societies of Control
5. De Profundis
6. Desiring Machines