Figlio del lockdown, Altars of the Moon è il progetto scaturito dalle menti di Nathan Verschoor (Uada), Jeff Wilson (Chrome Waves, Deeper Graves, Nachtmystium) e Heath Rave (Lotus Thrones, Wolvhammer), che nel 2021 davano alle stampe il loro debutto Brahmastra, un lavoro di doom lisergico effettato e distorto. Due anni dopo i Nostri, coadiuvati stavolta anche da Alan Cassidy (The Black Dahlia Murder), pubblicano il secondo lavoro dal titolo The Colossus and the Widow confermando a tutti gli effetti di voler andare oltre il semplice progetto nato in periodo di forzata clausura causa pandemia.
Nonostante i tanti gruppi citati in apertura, quelli che maggiormente si avvicinano al presente album sono quelli nei quali milita/ha militato Jeff Wilson: ritroviamo qui le stesse atmosfere dimesse, malinconiche, piovose e nebbiose che fanno da cornice ai Chrome Waves e soprattutto ai Deeper Graves, seppur con ritmiche decisamente più rallentate, doom insomma. Che poi attenzione, si tratta di un doom che flirta tantissimo con la psichedelia, con gli incubi, con i sogni malsani nei quali ci si sente oppressi da un qualcosa di non ben specificata natura. Si gioca quindi tanto con le atmosfere, con i riverberi lontani e vaghi di drones e chitarre che fanno da sfondo ad un approccio vocale, quello di Rave, sporco e graffiante, un clean gutturale ai confini dello scream quasi. Ma proprio qui cominciano a venire al pettine i primi nodi: sebbene la proposta parta decisamente bene con “The Signal”, ci si perde abbastanza velocemente nelle spire labirintiche intrecciate dagli Altars of the Moon, che si cimentano in brani tutto sommato abbastanza simili tra loro e poco incisivi. La natura di The Colossus and the Widow è in percentuale molto più rivolta al lato strumentale: di nove brani presenti quattro non prevedono alcun apporto vocale e un quinto vede un contributo da parte di Rave per meno della metà del brano. La restante parte è comunque molto incentrata sul costruire un mood lisergico e venefico, da trip acido quasi, e a più riprese si avvale del contributo al sassofono di Bruce Lamont (Yakuza) che lancia input lontani, disperati e persi nella nebbia, tutto sommato non indispensabili ai fini del risultato finale.
Cosa ci resta di The Colossus and the Widow? Un po’ poco a dire il vero, e ci dispiace considerando i nomi tirati in ballo. Stavolta gli Altars of the Moon hanno forse indugiato troppo nel ricercare atmosfere liquide e avvolgenti, perdendo però presto il bandolo della matassa e consegnando un lavoro sulla carta interessante, ma che si traduce in una nebbiolina leggera e poco incisiva. Personalmente ci sentiamo di indirizzarvi più verso i progetti “principali” degli artisti tirati in ballo, specialmente quelli nei quali è coinvolto Wilson, che come detto in apertura riescono si avvicinano maggiormente al carattere di The Colossus and the Widow con però un taglio decisamente più convincente.
(Disorder Recordings, 2023)
1. The Signal
2. G.O.D. Initiative
3. The Drift
4. Supermassive Black (Hole in my Heart…)
5. The Longing
6. The Vestibule
7. First Contact Protocol
8. The Sentient
9. Existence Invalid