A due anni da Strange Machine tornano i britannici Alunah, ancora su Heavy Psych Sounds Records. Settimo album per loro, e altro tassello in un percorso di crescita che, se rapportato ad altre realtà sonore, li vede in deciso ritardo. Forse anche limitati dai continui e ripetuti cambi di formazione, i quattro di Birmingham sembrano ancora non pronti per fare il grande salto, quello definitivo, che possa consacrarli a livello internazionale. Sembrano essere sempre sul punto di dover fare il ”disco da urlo”, ma puntualmente finiscono per lasciarci con l’amaro in bocca.
Fever Dream ce li presenta sostanzialmente laddove li avevamo lasciati: alle prese con il tentativo di lasciare in modo probabilmente definitivo gli ultimi statici legami con il metal – leggasi doom e stoner – a favore di un approccio sonoro che guarda al blues e alla psichedelia occulta di marca Seventies. Scelta che personalmente trovo azzeccatissima, anche solo per il fatto che mi piace ogni tentativo di emancipazione dai dogmatismi. Cronologicamente l’album è il terzo su Heavy Psych Sounds dopo la parentesi prima su Napalm Records e dopo su Svart Records, e chiude un cerchio maturativo che li mette però ora con le spalle al muro.
Quello degli Alunah è un album che da un punto di vista emotivo risulta decisamente più tranciante, più intenso, più pregno di contenuti rispetto al passato, e per questo personalmente preferito. Diamogli l’ennesima occasione, chissà, il prossimo sarà quello definitivo. Sperarlo non ci costa nulla.
(Heavy Psych Sounds Records, 2024)
1. Never Too Late
2. Trickster Of Time
3. Fever Dream
4. Hazy Jane
5. Sacred Grooves
6. Celestial
7. The Odyssey
8. Far From Reality
9. I’ve Paid The Price