I nostrani Ananda Mida hanno finalmente compiuto il proverbiale salto di qualità. Dopo un primo EP ancora acerbo, con un cantante (Filippo dei Pater Nembrot) non integrato al meglio, esce il primo album con l’aggiunta di una seconda voce ma che, nonostante i dovuti miglioramenti, era troppo legato agli stilemi tipici del rock settantiano mancando forse di mordente. Il nuovo lavoro si chiama Cathodnatius ed uscirà nel 2019 sempre per l’attiva Go Down Records. Ciò che state leggendo è una recensione in anteprima, dato che la redazione di Grind On The Road è stata scelta per ascoltare per prima il disco.
Per chi non conoscesse la band, al suo interno militano diversi musicisti della scena stoner veneta tra cui Max (batterista degli OJM), Davide (bassista dei Return From the Grave) e dulcis in fundo il nuovo acquisto Conny Ochs alla voce (che vanta più di una collaborazione con il buon Wino) che oramai vive più in Italia che all’estero. L’album si spalma su cinque tracce, non molte a dire il vero, ma mediamente lunghe tra cui una che supera i venti minuti. Gli arrangiamenti sono decisamente più curati e personali e lo si nota fin dall’iniziale “The Pilot” dove il buon Conny “buca lo schermo” con la sua voce calda e decisa. Le melodie sono ariose e coinvolgenti e si integrano al meglio con il rock psichedelico dalle tinte 70’s. Segue “Blank Stare” che vira più sul garage/rock’n’roll con degli sfiziosi intrecci di assolo tra chitarra e tastiera che non risultano mai banali ma sempre efficaci per far risaltare il brano senza inutili virtuosismi.
Più l’ascolto procede più si percepisce una certa voglia di sperimentazione che seppur si ispiri ai maestri del passato porta avanti molta personalità. “Pupo Cupo” oltre ad un Conny epico sempre sugli scudi si cimenta in un mix di blues acido tipico dei Doors iniettandoci dentro un groove non indifferente e cercando sempre di variegare lo stile soprattutto nel lavoro delle chitarre.
“Out of the Blue” è una ballad acustica dal gusto rustico e dalle cesellature melodiche avvolgenti che ricorda non poco la discografia solista di Mr. Ochs ed è quasi una sorta di preambolo per la suite successiva, la mastodontica “Doom & The Medicine Man”. Il pezzo si snoda in parecchie direzioni e non è facile descriverlo in quanto contiene un inizio disturbante e stordente per poi evolversi in un southern rock lisergico che a tratti flirta con uno stoner allucinogeno che si fa via via più deflagrante. C’è una sorta di crescendo invisibile che cambia sempre forma diventando più spirituale in alcuni momenti e più psichedelico in altri con un continuo susseguirsi di assolo e melodie intriganti per concludersi in una coda dal sapore malinconico.
Si sentiva da tanto la mancanza di dischi così curati e coinvolgenti. Sarebbe stato interessante ascoltare qualche traccia in più ma già così si ha di che godere. Fate vostro questo piccolo gioiellino, non ve ne pentirete!
(Go Down Records, 2019)
1. The Pilot
2. Blank Stare
3. Pupo Cupo
4. Out Of The Blue
5. Doom And The Medicine Man [part I – IV]:
I- Towers And Holes
II- Opening Hours
III- Rude Awakening
IV- The Medicine Man Is Looking For A Cure