Laddove oggi qualsiasi notizia, gossip incluso, relativa ai Ghost viene spaventosamente sovradimensionata col risultato che la band di Tobias Forge risulta tra le più chiacchierate del panorama metal (?), lo stesso non si può dire per i corrispettivi texani della band svedese, gli Ancient VVisdom, che pure erano stati scelti proprio da Forge per aprire il primo tour americano dei Ghost. Con un background musicale che comprende pure una militanza negli Integrity, e dieci anni di attività come band, i fratelli Jochum, negli anni, hanno collezionato una discografia di un certo livello tra cui svetta su tutti, per chi scrive, Deathlike, del 2013, uscito per la Prosthetic Records.
Con Mundus, il combo texano, prosegue, dopo il precedente 33, la sua avventura con l’italiana Argonauta Records. L’album è anticipato dal videoclip di “Human Extinction” che conferma le tante aspettative. A dettare l’estetica, le atmosfere, i cromatismi sfocati e grigi, gli sbalzi emotivi c’è la voce, sempre clean, di Nathan. I brani, otto, svelano un occult rock caratteristico, c’è del cupo neofolk, chitarre hard rock, assoli kitsch, cori vertiginosi, riffoni sabbathiani e atmosfere che ricordano sfacciatamente gli Alice in Chains. E ancora un death rock grintoso che sembra uscito da Draconian Times dei Paradise Lost. Mundus però riesce a dipingere spazi lovecraftiani ed ancestrali, risvegliando sensazioni sopite o dimenticate, risvegliando conoscenze perdute ed occulte.
È una litania esoterica, scossa da pigri sussulti di morte. Ma è pure un album dannatamente ruffiano, melodico, catchy, dal tepore funereo e non si smette più d’ascoltarlo. Consigliatissimo.
(Argonauta Records, 2019)
01. Human Extinction
02. Plague the Night
03. I Am Everywhere
04. Will to Destroy
05. For the Glory of the Grave
06. Desensitized
07. Severed Ways
08. Edget of the Abyss