Prolifici come pochi – in una manciata d’anni di carriera non si contano nemmeno più le tantissime release – il collettivo berlinese degli Ancst, dopo uno split a febbraio con i Depravation ed essersi separati da una delle due voci, torna con un full length nuovo di zecca, Ghosts of the Timeless Void, uscito per Lifeforce.
Nonostante gli undici brani abbiano una durata che oscilla tra i tre e i quattro minuti abbondanti, gli Ancst vanno dritti al sodo, senza troppa attenzione a menate e lungaggini varie con un blackened hardcore avvolgente, dinamico, quanto più vicino possa esserci alla definizione letterale: un fitto tappeto ritmico con break muscolosi di matrice hardcore, vene melodiche di chitarre che garantiscono una certa ariosità di fondo ma che costruiscono atmosfere gelide e melodie taglienti. Tra groove granitico e rasoiate, declinano bene la loro formula, mantenendo il tiro alto e col pensiero già rivolto all’impatto live, per tutta la durata dell’album, eccezion fatta per la più ragionata“Dysthymia”. Nel mezzo molto crust, si ascoltino in particolare “Concrete Veins” e “Republic of Hatred”, e tutta la tradizione melodic death / metalcore tedesca più o meno recente (Heaven Shall Burn, Neaera, Maroon) con cui fanno i conti di continuo. Da segnalare ancora almeno le mazzate sui denti degli affondi di “Revelation of Deformity” e del singolo “Dying Embers”.
Forse Ghosts of the Timeless Void ha troppi brani, e forse dura molto, probabilmente ha una produzione fin troppo impeccabile, priva di quelle sgranature che l’avrebbe reso certamente più affascinante, ma è fuor di dubbio che si tratti di un lavoro validissimo che probabilmente gli assicurerà il grande salto.
(LIfeforce, 2018)
1.Dying Embers
2.Shackels of Decency
3.Concrete Veins
4.Revelation of Deformity
5.Unmasking the Imposters
6.Of Gallows and Pyres
7.Quicksand
8.Republic of Hatred
9.Dysthymia
10.Sanctity
11.Self Portrait