Anneke van Giersbergen è una figura fin troppo nota per pensare di introdurla alla platea di Grind on the Road, chiunque non sappia chi sia è sicuramente finito per caso qui sulle nostre pagine, e non saremo certo noi a voler/dover colmare la sua lacuna. Detto questo, torniamo ad Anneke. La sua versatilità e la sua potenza vocale sono alcuni degli elementi che, sin dai tempi del suo primo album coi The Gathering, nel lontano 1995 (Mandylion), la caratterizzano, rendendola inconfondibile per timbro ed estensione. Da anni ha intrapreso una carriera solista, che la porta oggi, dopo le esperienze e le collaborazioni con Agua de Annique, a pubblicare La Vie, il primo di tre EP che andranno a costituire la sua prossima fatica discografica. L’album si intitolerà infatti La Vie, La Mort, L’Amour e vedrà la luce nel 2026. Questa prima parte della trilogia verte sulla perdita dei genitori, avvenuta in una tempistica piuttosto ravvicinata, e sull’elaborazione del lutto, come parte fondamentale del percorso di crescita degli esseri umani. Il tutto condito da un approccio sonoro che guarda agli anni della sua giovinezza, a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta.
Dal 2007, anno in cui ha lasciato i The Gathering, Anneke ha sperimentato ogni tipo di sonorità, in un caleidoscopio di emozioni e di esperienze tra loro contrastanti, che la portano oggi ad una padronanza vocale di primissimo piano, che si esalta anche in un disco di così breve durata. Un disco che rappresenta un ottimo esempio di dinamicità slegata da quell’ingombrante passato metal della van Giersbergen. In soli venti minuti Anneke è riuscita a realizzare un piccolo miracolo, che si dipana in quattro atti, in un crescendo di sonorità che sposano e si legano alla speranza di un domani diverso, finalmente lieto, in un finale che si tinge di malinconia e intimismo ma non di rassegnazione. Rabbia, disperazione e rimpianto. Sono queste le prime impressioni a caldo, che vengono però incalzate, e sostituite, da momenti catartici e strazianti, che aprono a soluzioni armoniche di grande, grandissima bellezza e impatto, con un contrasto tra suoni e tematiche trattate che però non stona affatto, anzi rende il tutto ancora più interessante. L’EP mostra una freschezza trascinante, che si sposa alla perfezione con soluzioni tipiche di un periodo in cui la new wave dettava legge ad ogni latitudine, in un connubio che esalta non solo le sue doti vocali ma anche la resa globale, gradevole e accattivante. È anche vero che Anneke potrebbe cantare qualunque cosa, anche la lista della spesa, e il risultato sarebbe sicuramente sublime, ma, al netto della nostra idolatria nei suoi confronti, La Vie è realmente un buon album. Che va visto però come parziale, come assaggio di un disegno più esteso, ed è quindi consigliabile non eccedere in giudizi prematuri, anche se, visto l’inizio di grande qualità… Sta di fatto che i quattro brani che lo compongono mostrano un’armonia sontuosa, arricchita da arrangiamenti calibrati e sublimi, che non fanno altro che aumentare il piacere di chi, come noi, è nato nei Settanta e proprio negli anni a cui si ispira Anneke ha scoperto, ed è stato travolto dalla musica.
Non era facile dare un seguito all’altezza dopo un album sublime, intimista e delicato come The Darkest Skies Are The Brightest del 2021, ma Anneke van Giersbergen ci è riuscita. Non che avessimo dubbi in proposito…
(Autoproduzione, 2025)
1. One More Nanosecond
2. When I Die
3. More Than A Thousand Words
4. Heal Me