Gli Apparition muovono i primi passi sulla scena metal, grazie all’intuito della Profound Lore Records; Feel, esordio sulla lunga distanza per la band californiana con base a Los Angeles, fa da seguito al 7″ Granular Transformation, pubblicato nel 2020 dalla stessa etichetta canadese. Pubblicato nei formati CD, LP e Digitale, Feel è un debutto megalitico, un album di imponente, doomeggiante e progressivo death metal con groove costanti, mastodontici, raffinati. Il concept musicale degli Apparition va ben oltre l’atmosfera di pura morte che aleggia costante durante i 35 minuti di durata dell’album; oltre a schiacciare l’ascoltatore, lo coinvolgono con intrighi musicali vari, avvolgendolo con mestiere e divagazioni ben studiate, anche grazie agli studi jazz del batterista/cantante Andrew Morgan e del chitarrista/bassista Miles McIntosh e ad influenze che sono estranee all’abituale paradigma del death metal. Ai due già citati membri si è unito Jnut come secondo chitarrista e proprio le chitarre si guadagnano il centro dell’attenzione, anche grazie ad importanti aperture strumentali curate al dettaglio, plasmando un sound pulito e moderno, nonostante le fondamenta della loro proposta siano tipicamente old school; sentendo gli Apparition vengono in mente gli Asphyx, nell’incedere lento e nel growl profondo, ma le ripartenze improvvise del trio californiano e gli spasmodici cambi di tempo danno loro un’impronta molto personale, che non permette similitudini sfacciate con altre band.
Il viaggio tra ansia, paura e violenza offerto dagli Apparition prosegue sempre sul confine sottile tra death e doom, lasciando l’ascoltatore sospeso tra i due generi, così quando ci si abitua al riffing lento, granitico ed imponente ecco che arriva un cambio di tempo che aumenta i bpm e conduce il sound ad alta velocità e quando ormai i sensi si sono abituati a correre ecco che il tempo rallenta e si riparte da capo. Ad aprire Feel ci pensa “Unequilibrium”, brano dal blast beat intenso ma non esagerato, dalle tipiche sonorità death/doom e suonato con maestria ed efficacia di cui godono solo le band più esperte; proseguiamo con “Drowning In The Stream Of Consciousness”, meno diretta, con cambi di tempo repentini e qualche accenno di melodia; la terza traccia “Nonlocality” ha un iniziale incedere lento, prima che entri in gioco la matrice death metal a cadenzare il tutto, anche grazie al groove da headbanging dei riff corposi del duo McIntosh/Jnut; anche in questo brano i cambi di tempo si alternano senza appesantire l’ascolto, anzi donando freschezza alla composizione. In “Perpetually Altered” ritorna il blast beat, prima di rallentare, prima in un mid-tempo death metal carico di groove e successivamente in un monolite death/doom, pesantissimo, alternando poi i due ritmi; “Entanglement” si apre con un accordo ipnotico che dona mistero al brano, arricchito dalla divagazione jazz della batteria, trasportandoci in un paesaggio di orrore cosmico dove gli stati d’animo sono molteplici così come i ritmi scanditi dalla band, che ci regala persino un assolo di slayeriana memoria. La via crucis degli Apparition termina con la title-track, dal riff lento e sulfureo e il growl di Andrew più efficace che mai, in un brano diretto e massiccio, vero e proprio manifesto del suono della band.
A parte una fugace sfuriata nella parte centrale, quest’opera procede pachidermica per tutta la sua durata, come un gravoso fardello sulle spalle dell’ascoltatore. Feel rappresenta un ottimo punto di partenza per gli Apparition, che entreranno presto nel cuore di chi ama Asphyx, Autopsy e Demilich. Il trio di Los Angeles si è dimostrato una realtà dalle notevoli potenzialità e non ci resta che attendere cosa il futuro ha in serbo per loro.
(Profound Lore Records, 2021)
1.Unequilibrium
2.Drowning In The Stream Of Consciousness
3.Nonlocality
4.Perpetually Altered
5.Entanglement
6.Feel