Clarity Came With A Cool Summer’s Breeze è il quarto album per Arkheth, progetto australiano nato come one man band grazie all’intraprendenza di Tyrone Kostitch (voce, chitarre elettriche, chitarre acustiche, tastiere, pelli,) vero e unico mastermind della situazione. Per questo album si è avvalso della collaborazione di una manciata di musicisti (sassofono contralto, sassofono tenore, clarinetto basso e orchestrazione archi) ma la sostanza non cambia, è tutto dentro la sua testa. Attivo dal lontano 2003, Kostitch ha negli anni cambiato il suo approccio alla musica, partito con un black metal decisamente melodico, che ha lasciato spazio a sfumature sempre più psichedeliche, fino ad arrivare alla lisergica attitudine odierna. E se questa è la tendenza, credo che nel prossimo album il metal estremo degli esordi finirà per non trovare più spazio, essendo già su questo disco relegato ai margini.
La I, Voidhanger Records, da sempre attenta a quelle sonorità più disturbanti, non poteva lasciarsi sfuggire questa occasione di impreziosire il proprio catalogo. Un disco “acido”, intendendo con il termine un approccio quanto più psicotomimetico possibile, che riporta a certe dinamiche degli anni sessanta e settanta che troppo presto in molti hanno dato per superate e che invece necessitano di una rispolverata (quanto mai doverosa). Merito quindi a Arkheth per essere riuscito a contestualizzarle a questo 2022 che volge ormai al termine e di cui non sentiremo la mancanza. Un album allucinogeno, trentasette minuti di delirio organizzato difficile da inquadrare in un genere preciso. Tentativo che oltre ad essere di difficile realizzazione risulta anche privo di significato. Album affascinante per il suo essere privo di riferimenti statici, e quindi portato e condurre l’ascolto in ogni territorio percorribile. Nella bio si legge di richiami a Beatles, Pink Floyd, King Crimson e Van Der Graaf Generator. Nomi che oltre ad essere altisonanti possono sembrare tra loro slegati, ma così non è. Echi dei fasti dei succitati possono realmente essere ritrovati tra i solchi di Clarity Came With A Cool Summer’s Breeze. Non è un lavoro destrutturato, non è un collage, ma una sintesi riuscita e perfettamente armonizzata.
Un disco che cresce fino al brano conclusivo, quello che segna il distacco pressoché totale da ogni tipo di legame con il metal di un tempo. Qui siamo ben oltre, stiamo dando del tu alla musica, rompendo gli schemi di chi si ostina a non andare oltre il proprio paraocchi con cui difende un territorio che reputa suo da un attacco che nessuno intende portare. Peccato che la copertina non renda giustizia al grande lavoro di assemblamento dei brani, alla scelta dei suoni e all’ottima produzione. Ma non si può avere tutto.
(I, Voindhanger Records, 2022)
1. In The Cradle Of The Crescent Moon
2. Kundalini
3. Psychonautica
4. Neptune Beaches
5. Patience In The Garden Of Fire
6. Where The Ocean Meets The Sky