Elements avrebbe potuto essere un azzardo. Il salto nel vuoto, con la svolta stilistica rispetto al passato ormai consolidato, era un’arma a doppio taglio. Heolstor (polistrumentista spagnolo giusto qui alla terza uscita dopo due album, anch’essi usciti per I, Voidhanger Records) ha corso il rischio, ma gli è andata bene. L’EP, che, al netto di un legame prettamente esoterico con i precedenti dischi, mostra un approccio decisamente alieno, soprattutto rispetto a ciò che ci si poteva aspettare, e risulta, invece, decisamente intrigante.
I due album precedenti avevano lasciato intravedere un buon margine di crescita per la creatura di Heolstor, che qui raggiunge la vetta del proprio percorso. At The Altar Of The Horned God è un mutaforma intrigante che merita tutte le nostre attenzioni, presenti e future. Per i più fedeli, quelli oltranzisti, e mi si consenta anche più ottusi, sarà un affronto. Noi, che sposiamo sempre tutti coloro che non hanno paura di cambiare, e che ci mettono la faccia, osando, rischiando e avventurandosi in strade che gli altri non si sognerebbero nemmeno di guardare su una mappa, siamo felicissimi del coraggio, e della resa finale. Elements si compone di quattro brani, ognuno per un diverso elemento presente in natura. E segna il distacco (ad oggi parziale) dal black metal atmosferico a cui ci aveva abituati, grazie ad un approccio che guarda a elementi dark, post-punk ed elettronici, in un crescendo che arriva a destinazione con il quarto capitolo, quello conclusivo, decisamente il più a fuoco del disco.
Un album rituale, che suona coeso, diretto e, a nostro gusto di maggiore impatto proprio perché meno irruento.
(I, Voidhanger Records, 2024)
1. Aqua
2. Ignis
3. Aer
4. Terra