Rosso, blu, giallo, verde, Purple. Il percorso cromatico-discografico dei Baroness arriva alla sua quarta tappa, con un lavoro che ha fatto parlare di sé mesi prima dell’uscita, a causa di un singolo soft (“Chlorine & Wine”) che ha scontentato molti fan della band di Savannah. Volendo sorvolare sul refrain “Erano meglio prima”, talmente banale che non ci sarebbe da stupirsi a vederlo scritto dentro un Bacio Perugina, è chiaro che Purple continui il discorso iniziato con Yellow & Green (2012), in cui John Baizley e soci si sono discostati dallo stoner/sludge delle prime uscite a favore di un sound più melodico, rurale, indie se vogliamo. Questo, come si vedrà, non è indice di alcun abbassamento qualitativo nella proposta dei Nostri, che anzi si dimostrano definitivamente maturi sotto ogni punto di vista.
Purple, nei suoi quaranta minuti scarsi di durata, è un disco abbastanza breve e asciutto, che va dritto al punto, in cui ogni nota ha il proprio peso. Non c’è spazio per le lunghe digressioni acustiche e psichedeliche di Yellow & Green, se si esclude la breve strumentale “Fugue”. A conti fatti, è proprio il songwriting di altissimo livello il punto forte dell’album, che centra il bersaglio sia quando si tratta di pestare (“Morningstar”, “Desperation Burns”) sia nelle ballad (“If I Have To Wake Up”, la già citata “Chlorine & Wine”), non mancando di azzeccare pure i ritornelli dal mood radiofonico (“Shock Me”). John Baizley, che come sempre è anche autore della bellissima copertina, è più intonato di un tempo e urla meno, regalando una performance vocale riuscitissima che lo conferma tra i migliori interpreti del genere. Questo è il vero marchio di fabbrica della band, che insieme alle spirali chitarristiche e al drumming frenetico – e grazie a precise scelte in fase di missaggio e mastering – contribuisce a creare il Baroness-sound. Un suono molto americano, intriso di lirismo tipicamente southern che non spezza del tutto le radici della band, ma sotto al quale aleggiano di tanto in tanto dei synth che rendono l’insieme più lattiginoso, più purple.
Tra tutte le band con il santino dei Mastodon nel portafoglio, i Baroness sono ormai (o forse sono sempre stati) quella con più personalità, e con Purple mettono in chiaro che se hai talento e attitudine produrrai materiale di alta qualità a prescindere dai bpm e dal volume degli amplificatori. Questo è infatti l’album più equilibrato della discografia dei quattro, quello che più lascia il segno dopo l’ascolto, quello suonato e interpretato con più cognizione di causa. Semplicemente: il migliore.
(Abraxan Hymns, 2015)
1. Morningstar
2. Shock Me
3. Try To Disappear
4. Kerosene
5. Fugue
6. Chlorine & Wine
7. The Iron Bell
8. Desperation Burns
9. If I Have To Wake Up (Would You Stop The Rain?)
10. Crossroads Of Infinity