Dopo due album autoprodotti i Bees Made Honey in the Vein Tree riescono finalmente a trovare un’etichetta che creda in loro. È stata la statunitense Magnetic Eye Records a convincerli a realizzare insieme questo loro monolitico doppio album, Aion: otto brani per ottanta minuti di musica, un trip oscuro e inquietante che si apre con i dodici minuti della title-track omonima e si chiude con gli oltre ventuno di “Grey Wels”. Già solo questo per come sono fatto me li ha fatti subito piacere, ancor prima di iniziare l’ascolto.
Dal doom degli esordi questo terzo album sposta il tiro verso un qualcosa di più psichedelico, e conseguentemente, almeno per chi scrive, affascinante e intrigante. Caratterizzato da un suono sporchissimo anche nelle sue parti più di apertura “Aion” si rivela come un lavoro dolorosamente pesante, che riesce a scavare nel profondo dell’animo, portandoci laggiù nell’abisso dove tutto è dannatamente oscuro, nel ventre di una miniera, apparentemente senza fine, che custodisce pietre preziosissime e inestimabili di cui nessuno conosce l’esistenza.
Non è certamente facile restare incollati ad un album per un’ora e venti ma i Bees Made Honey in the Vein Tree ci riescono alla grande, anzi, più progredisce l’ascolto del disco e più aumentano le variazioni sul tema di base. I brani solo apparentemente paiono prendere strade diverse, mentre invece restano perfettamente affini all’idea di partenza che permea il concept. Scenari soffocanti e compressi, ipnotici e claustrofobici ci inchiodano sul fondo di un buco nero di opprimente pesantezza per ottanta minuti senza che si possa anche solo pensare di distaccarsene.
(Magnetic Eye Records, 2023)
1. Aion
2. Divergence
3. Threatening
4. Consonance
5. Courtyard
6. Excavation
7. Scouring the Land
8. Grey Wels