I Benighted non necessitano certo di presentazioni, si tratta di una band d’oltralpe storica e consolidata che ha da poco raggiunto il ragguardevole traguardo dei decimo album da studio e che nel corso degli anni ha saputo costruire una solida fanbase e maturare un’invidiabile esperienza in sede live.
Una volta iniziato l’ascolto di Ekbom verremo accolti da “Prodrome”, intro cupa e dissonante con richiami ai film horror dei primi anni Novanta. Immediatamente dopo ecco arrivare “Scars”, che in pieno stile Benighted travolge l’ascoltatore con un tripudio di blast beat e riff serrati conditi da un buon piglio melodico, il tutto accompagnato dall’ottima prova vocale di un Julien Turchan più in forma che mai, capace di conquistare con la sua timbrica calda ed avvolgente che rende il suo growl ed i pig squeal immediatamente riconoscibili; sul finale del brano farà inoltre capolino un breakdown oscuro e poderoso, perfetto per chiudere il cerchio di violenza sonora intentato dai Nostri. Si prosegue con “Morgue” e “Le Vice des Entrailles”, canzoni monolitiche in cui energiche bordate di basso accompagnano un drumming dinamico ed ipervitaminizzato; inoltre si percepiscono alcune influenze blackened death metal che omaggiano le radici della band sposandosi con cambi di tempo dinamici ed impreziosendo la resa finale. Giunti a “Metastasis” troveremo un pezzo che spinge forte sull’acceleratore con l’ausilio di qualche dissonanza e un paio di guitar solos, riesce a comporre un wall of sound travolgente e di facile presa sull’ascoltatore. Nella parte finale di Ekbom troveremo l’ottima “Scapegoat”, all’interno della quale torna in primo piano la miscela death/grind bombastica perfettamente padroneggiata dal combo francese e la conclusiva “Mother Earth, Mother Whore”, ove un incipit relativamente pacato strizza l’occhio al sound degli Aborted per poi cedere il passo ad un assalto all’arma bianca tra ritmiche feroci, pattern di batteria brutali il tutto magistralmente completato dalla prova vocale del frontman che dimostra saper padroneggiare vari tipi di intonazioni con la costante di essere sempre al servizio dell’estremismo sonoro.
È quindi con immenso piacere che posso promuovere a pieni voti quest’ultima fatica dei Benighted, una band che (similarmente a Dying Fetus, Aborted e Misery Index) si è occupata di portare avanti il verbo del death/grind e del brutal-death/grind con coesione, passione e buone doti tecniche, regalando all’ascoltatore un sound che funziona alla perfezione sia ascoltato nel proprio impianto stereo, sia vissuto in prima persona durante un live.
(Season of Mist, 2024)
1. Prodrome
2. Scars
3. Morgue
4. Le Vice des Entrailles
5. Nothing Left to Fear
6. Ekbom
7. Metastasis
8. A Reason for Treason
9. Fame of the Grotesque
10. Scapegoat
11. Flesh Against Flesh
12. Mother Earth, Mother Whore