Al nome Bluestones risponde un eclettico trio proveniente da Reggio Calabria, attivo sin dal 2004, che sul finire del 2017 dà alle stampe Groupie, secondo full length della propria carriera. Il titolo dell’album, così come lo stesso nome della band, sulla carta potrebbe introdurre un compendio di heavy rock donnaiolo, ma in realtà siamo alle prese con un lavoro collocato su ben altri lidi. O forse non così altri? Insomma, il suono dei Nostri sfugge ai tentativi di etichettatura dei recensori più pedanti. Trovando un sicuro punto di appoggio nella produzione post-grunge e stoner di chiara matrice 90’s, riesce ad abbracciare una porzione molto ampia di ciò che chiamiamo semplicemente rock, dall’hard più rustico alle sensazioni alternative più moderne e riflessive. E anticipiamo sin dalle prime battute che il risultato è molto più coerente e scorrevole di quanto si possa prevedere.
Già l’iniziale “Worn-Out Organism” dimostra una certa abilità nell’accostare momenti diversi, spaziando da una trascinante apertura stoner a uno sviluppo più cadenzato, epico ed emozionale, in una parola: deftonesiano. La successiva “Death By Fire” mostra un ulteriore lato del terzetto, quello più rock n’ roll, in un brano ben strutturato e con variazioni mai banali che sconfinano nel post-grunge. A questa ricetta di base la band aggiunge, di volta in volta, un elemento, un’idea, un suono diverso e personale, con il risultato, mai semplice da raggiungere, di conferire ad ogni brano una propria identità palpabile. Così “Mantide” si dimostra un episodio etereo e psichedelico, mentre la successiva “Scylla” presenta riff metallici e ritmiche complesse, e ancora “Pin-Up Groupies” è uno stomp del tutto inaspettato, impreziosito da un sax che ricorda il crossover (come idea, prima che come genere codificato) dei Dog Eat Dog. “To Those Who Left Us” conclude l’album con un ulteriore cambio di rotta: qui a farla da padrone è una grandeur magniloquente e drammatica, accentuata dall’uso di archi.
In questo andirivieni di sensazioni risalta l’operato dei musicisti: il riffing mai banale è supportato da una sezione ritmica che si distingue per fantasia e precisione, oltre che per un’azzeccata scelta dei suoni. A voler trovare qualche piccola défaillance potremmo dire che una voce più espressiva avrebbe conferito ai brani ulteriori sfumature, marcando le diverse atmosfere che si avvicendano nel corso della tracklist.
A conti fatti, Groupie si dimostra un album adatto agli ascoltatori più aperti e avventurosi. Un pregio della musica dei Bluestones è proprio l’effetto sorpresa: finito un brano, non sai cosa aspettarti dal successivo. Se, al contrario, ritenete che questo sia un difetto, Groupie non fa per voi. Sarebbe un peccato, perché vi perdereste un’ottima sintesi di ciò che la parola rock può significare in ogni suo risvolto.
(Autoproduzione, 2017)
1. Worn-Out Organism
2. Death By Fire
3. Vs (Break the Inertia)
4. My Hurricane
5. Mantide
6. Pre/Scylla (Intro)
7. Scylla
8. Pin-Up Groupies
9. C. Mazzone
10. Slave
11. For Those Who Left Us
7.0