Da Richmond, Virginia arriva un nuovo progetto solista chiamato Breaths a cui fa capo il mastermind Jason Roberts (attenzione a non confondere la band con i Breath dell’Oregon, che sono più inclini allo stoner/doom). Questo Lined In Silver mostra un musicista sicuramente con delle idee chiare e volenteroso di esprimersi in un contesto sonoro molto variegato, seppure in parte derivativo in quanto i rimandi a nomi più conosciuti sono decisamente palpabili in più di un’occasione. L’approccio ad un certo post-rock/metal non è comunque a senso unico ma cerca di inglobarci diverse sfumature.
Piccola nota di merito è che Jason riesce a diversificare in maniera abbastanza dinamica le tracce alternando sempre atmosfera e durezza senza che nessuna delle due parti prevalga. Dal lato vocale bisogna dire che l’effetto è decisamente sorprendente dato l’alternarsi armonico fra scream/growl e le clean vocals; esemplari in tal senso la titletrack “Lined In Silver” (ottimo il lavoro chitarristico portante con un finale decisamente apocalittico) e “Like Wires” dove il cantato si esprime molto bene. Dal lato prettamente strumentale ci sono molti aspetti da tenere in considerazione. Molte delle tracce del disco hanno uno sviluppo molto prog grazie a numerosi cambi di atmosfera: si parte da muri sonori totali che delimitano il doom metal di “The Weight & The Bellows” (la chitarra svolazzante e le evocazioni della voce hanno il loro perché) attraversando il blackgaze della lunga “In Nightmares” che si avvale anche di rallentamenti pregni di melodie epiche con tanto di cori celestiali che donano un mood quasi liturgico. Ma non c’è solo questo in quanto ad ogni angolo spunta fuori qualcosa di particolare come il post-rock di “The Inherent Emptiness” o il djent della moderna “A Year On Fire” che con i suoi riff distorti e voci effettate tira fuori un’anima inaspettatamente molto aggressiva, per poi arrivare al brano forse più pesante, “The Forgotten Ones” aperto da un giro chitarristico decisamente marcio e fumoso (l’aroma di sludge è evidente) che sfocia in un andamento aspro fino all’esplosione conclusiva dove deflagra una violenza carica di black metal. C’è spazio infine per un po’ di dolcezza modello Alcest con la pacata “In Repose” che riequilibra la situazione facendo in modo che non ci si abitui troppo a sonorità statiche. Il pregio più grande dell’album è per l’appunto il riuscire a tenere sempre alta l’attenzione dell’ascoltatore, e seppure non ci sia un vero e proprio elemento che emerga (uno stile esecutivo o strumenti particolari in mostra) la combinazione di tutti gli elementi del disco creano un mosaico bello, affascinante e stimolante, magari oggettivamente già visto, eppure non è un difetto che diminuisce particolarmente il valore dell’album. Non è dato sapere se siano presenti altri musicisti a causa scarse informazioni sulla release, ma in ogni caso il risultato è molto buono e decisamente promettente nel marasma di nuove uscite quotidiane.
Lined In Silver è un esordio non particolarmente originale, che brilla ancora di una luce riflessa ma che dimostra di avere le carte in regola per diventare qualcosa di davvero importante. Da seguire!
(Trepanation Recordings, 2021)
1. Lined In Silver
2. The Weight & The Bellows
3. Like Wires
4. A Year On Fire
5. In Nightmares
6. The Forgotten Ones
7. The Inherent Emptiness
8. In Repose