Bridget Hayden ha alle spalle una carriera ormai ventennale, fatta di sperimentazione e ricerca, sia come solista che in gruppo, soprattutto con i Vibracathedral Orchestra, ma anche con Bong e Schism tra gli altri. Con questo suo ultimo Cold Blows the Rain, realizzato in compagnia di The Apparitions, la Hayden sceglie di esplorare il folk più tradizionale irlandese, inglese e americano del XX secolo, rivisitandolo con quel tocco di personalità che lo rende ancor più interessante, proprio perché al di fuori dei circuiti noise a cui siamo abituati ad associarla. Scelta che le ha permesso di realizzare un album di grandissimo pathos, caratterizzato da un’intensità notevole che rende i brani ancor più malinconici e inquietanti.
Registrato in una serie di sessioni notturne nel West Yorkshire, Cold Blows the Rain ci mostra una Hayden completamente inedita, ma non per questo meno intrigante, alle prese con un’operazione di recupero, rivisitazione e riconstestualizzazione, che le permettono di districarsi, con grande naturalezza e abilità, oltre al canto, con violino, violoncello, banjo e synth. Possiamo quindi vederlo come un album decisamente notturno, che non nasconde affatto tutto il suo voler essere meditativo, quasi crudo a tratti, ma assolutamente sincero. Con un approccio minimalista ma di grande profondità, il disco, oltre a segnare l’esordio per la liaison con The Apparitions (alias Sam Mcloughlin all’armonium e Dan Bridgewood-Hill alla viola) è un invito a guardare nel profondo dei nostri pensieri più intimi, quelli che siamo soliti tenere nascosti, spesso anche a noi stessi. Tra le tante qualità che rendono l’album piacevolmente interessante non possiamo non sottolineare la capacità del trio di riuscire a scardinare i brani dal concetto di tempo, collocandoli in uno spazio etereo libero, caratterizzato da un’armonia gelida che riesce però ad essere al tempo stesso sognante. In un contesto dove la nebbia e la pioggierellina fastidiosa, tipica del nord dell’Inghilterra, si sposano alla perfezione con la brughiera silenziosa, il canto della Hayden sembra risuonare all’infinito, perso tra l’erba scossa dal vento che colora l’orizzonte.
La sua scelta di lasciare la comfort zone sperimentale per sposare un progetto di questa delicatezza ce la fa amare ancor di più, proprio per il fatto che sceglie di sussurrare nel momento in cui tutti fanno a gara a chi fa più rumore possibile. E lo fa con il piglio di chi è assolutamente padrone (e consapevole) dei propri mezzi, e che non ha paura di mettersi in gioco. Cold Blows the Rain è un album spettrale ed evocativo, che sembra presagire l’arrivo delle Banshee con il loro carico di morte e sventure. Inquietante e carico di mistero. Ma anche salvifico e purificatore, con il suo travolgente, toccante e intenso carico d’amore.
(Basin Rock, 2025)
1. Lovely on the Water
2. Backwater Side
3. Are You Going To Leave Me
4. She Moved Through The Fayre
5. When I Was In My Prime
6. Factory Girl
7. Red Rocking Chair
8. The Unquiet Grave