Per chi, come me, ascolta metal estremo da quasi vent’anni il nome Brodequin suonerà familiare: parliamo infatti di una formazione brutal-death metal a stelle e strisce nata nel 1998 a Knoxville in Tennessee, che sin dagli esordi era riuscita a farsi notare nell’ambiente underground grazie ad un sound feroce, alla buona preparazione tecnica e al mix di attitudine e passione genuina, profuse in ogni loro opera. Oggi, quando ormai si pensava non fossero più in attività da anni, arriva un disco nuovo di zecca intitolato Harbinger of Woe il quale già dall’artwork dimostra l’intenzione dei Nostri continuare lungo il sentiero tracciato sino ad ora, infatti basteranno pochi minuti d’ascolto per ritrovarsi immersi in quel brutal-death sanguinolento ed old-school a cui ci avevano abituato, rimanendo fedeli alle tematiche legate ad antiche torture medievali, sofferenza ed alla violenza splatter.
Appena immersi all’interno di Harbinger of Woe verremo letteralmente investiti da un assalto sonoro senza compromessi: “Diabolical Edict” attacca immediatamente, senza alcun tipo di intro o fronzoli, travolgendo l’ascoltatore con l’incedere di un carro armato grazie ad un drumming martellante, scariche di blast beat e riff serrati, il tutto completato dal growling profondo e cavernoso ad opera del frontman Jamie Bailey; all’interno di tale carneficina sonora non mancheranno sample con grida di dolore e catene tintinnanti. Anche nelle successive “Fall Of The Leaf” e “Theresiana” i Nostri non fanno sconti, e procedono nella mattanza sonora con riff vorticosi, drumming incalzante e basso muscoloso dando origine a brani monolitici, senza disdegnare l’uso mirato di alcune melodie inserite nel ritornello e in alcuni cambi di tempo. Giunti a “Maleficium” troveremo il pezzo più veloce ed incalzante del lotto, all’interno del quale i Brodequin pestano duro sul piede dell’acceleratore, andando in certi momenti a strizzare l’occhio a soluzioni care ai Nile, mentre sul finale troveremo la maestosa doppietta composta da “Suffocation In Ash” e dalla title-track, quest’ultima sempre benedetta dalla ferocia e velocità che caratterizzano l’intero platter, venendo al contempo impreziosita da alcuni breakdown chirurgici, ed alcune dissonanze in salsa tech-death sfoderate sul finale del brano.
Risulta alquanto arduo condensare tutte le emozioni provate durante i vari ascolti di quest’album; con Harbinger of Woe i Brodequin sono riusciti nella non facile impresa di rimanere fedeli ai canoni ed allo stile che li avevano fatti apprezzare al pubblico, proponendo un disco che mantiene vivo il sound tipico del brutal-death americano dei primi anni Duemila, riuscendo al contempo a non scadere nel già sentito e andando ad inserire con il contagocce alcune melodie ed una tecnica esecutiva più matura e consapevole, creando di fatto una piccola perla del metallo mortifero capace di solleticare il palato di coloro che amano le sonorità più estreme. Non posso che essere contento di questo ritorno in pompa magna dei Brodequin, sperando di poterli vedere presto in azione dal vivo.
(Seasons of Mist, 2024)
1. Diabolical Edict
2. Fall OThe Leaf
3. Theresiana
4. Of Pillars And Trees
5. Tenaillement
6. Maleficium
7. VII Nails
8. Vredens dag
9. Suffocation In Ash
10. Harbinger Of Woe