“La più antica e potente emozione umana è la paura e la paura più antica e potente è la paura dell’ignoto”. Così, sul finire degli anni Venti, lo scrittore di letteratura horror e dark fantasy per antonomasia, H.P. Lovecraft, riassumeva in pochi ma chiarissimi tratti il rapporto indissolubile che lega la nostra specie al suo meccanismo primario di difesa, contemporaneamente chiave di volta dell’evoluzione collettiva e stigma figlio della consapevolezza di dover affrontare una quotidianità non più al riparo delle fronde rassicuranti di qualche Giardino dell’Eden. Fin dalle origini, è toccato storicamente al metal dare forma musicale a incubi, angosce, mostri e a tutto l’arsenale di sensazioni e sentimenti legati agli anfratti più reconditamente oscuri della natura umana, in un percorso dove disperazione e catarsi giocano una partita in perenne equilibrio e senza arbitri che ne ratifichino gli esiti. Ad un grado ulteriore di dettaglio, la combinazione di death e doom è da sempre la terra d’elezione per tutte la band che decidono di inerpicarsi sui tornanti meno illuminati del pentagramma ed è qui che incontriamo il quartetto tricolore dei Burial, alle prese con quello che, a conti fatti, è il vero debutto sulle canoniche distanze di un full length.
Reduce da un lungo apprendistato tra demo ed EP, culminato nel 2020 con la riassuntiva compilation The Aeons of Horror, la band fondata da Leonardo Bellavista e oggi accasata sotto le nobili insegne Everlasting Spew Records sembrava avviata sulle rotte di un death di classica scuola swedish, con una spiccata predilezione per impatto e velocità e con pari centralità riservata alle fulminee incursioni dei riff, ma con questo Inner Gateways to the Slumbering Equilibrium at the Center of Cosmos il focus si sposta verso atmosfere decisamente più articolate, arricchendo l’offerta con robuste iniezioni doom che ne segnano indelebilmente l’incedere complessivo. Che qualcosa sia cambiato, del resto, è chiarito subito dalla cover, affidata alle divine mani del maestro della pittura horror applicata alle sette note Paolo Girardi, capace anche stavolta di regalare una perla di visionarietà tormentata che riesce a trasformare in immagini carichi di ataviche angosce e quotidiano terrore. E ciò che la cover promette viene mantenuto dal dipanarsi dei solchi, da cui trasuda un universo in decomposizione dove la materia si contorce assumendo forme spaventose, animate e attraversate da una corrente disarmonica che incrementa a dismisura l’effetto straniante e contemporaneamente claustrofobico dell’insieme. Il risultato è un doom/death antico, quasi primitivo nella sua crudezza, lontanissimo da quello che le nostre orecchie, assuefatte alle declinazioni teatrali/decadenti (My Dying Bride) o intrise di malinconici abbandoni (Swallow the Sun), si aspettano ormai come riflesso pavloviano al cospetto di una simile catalogazione. La differenza fondamentale, rispetto ai giganti citati, è che nei Burial gli apporti melodici sono sostanzialmente tenuti ai margini della scena e anche quando le cavalcate delle sei corde lasciano il campo a una sospensione del ritmo e della tempesta, non filtra alcun raggio di luce, fosse anche di stampo crepuscolare sulla scia dei capolavori concepiti ad Halifax o Jyväskylä. Per cercare eventuali punti di contatto, allora, conviene rivolgersi ad un nome come quello dei Disembowelment e, soprattutto, agli Spectral Voice di quell’Eroded Corridors of Unbeing che rappresenta uno dei vertici dei viaggi nelle sotterranee dimore delle divinità che presiedono l’”altro” mondo, dove il buio e l’orrore nutrono i nostri incubi dandogli una vita che non è detto si accontenti della dimensione incorporea. Dissonanze, strappi brutali, scorci sinistri, soste improvvise in radure sovrastate da monoliti nerissimi, a una trama già così sufficientemente ostica sul versante della potabilità immediata si aggiunge la prova al microfono di Enrico Fagni (peraltro spettacolare anche quando brandisce le quattro corde), che si cimenta in un growl più soffocato che catacombale a cui va dato tempo di sedimentare con ascolti ripetuti, per poterne apprezzare davvero la perfetta funzionalità allo spirito del viaggio. Cinque tracce per quasi 44 minuti di durata complessiva, Inner Gateways to the Slumbering Equilibrium at the Center of Cosmos presenta oggettive difficoltà anche per la più che sostenuta estensione dei singoli episodi, ma va detto che non viene sprecato un solo minuto in inutili autocompiacimenti o sterili saggi di bravura nel maneggiare i crismi del genere (qualità pure innegabile, con musicisti che sfoderano prove impeccabili). Il grande merito della band è allora quello di saper allestire una sorta di “teatro del caos” animato da figure in frenetica apparizione ma dietro le quali si coglie una mano ferma nell’elaborazione di una trama narrativa, con l’opener “The Curse of the Unbornlike God” ad aggiudicarsi di corta incollatura la sfida con la titletrack come potenziale vertice del lotto e con la più cadenzate e muscolari “Halls of the Formless Unraveler” e “Dark Womb of Outern Creation” non troppo distanti dal duo. Ma per il titolo finisce per lottare con pari dignità anche la strumentale “Absent Visions Conceive Unspeakable Beings”, con le sue spire sorprendentemente ipnotiche a cui non sono estranee suggestioni cosmic/space, che la collocano in un orizzonte di tutt’altro che velata impronta post, a testimonianza che nelle corde di questi ragazzi potrebbe esserci ancora di più del (già) non poco messo in mostra.
Denso, oscuro, tormentato, concepito per palati poco inclini ad entusiasmarsi al primo assaggio, Inner Gateways to the Slumbering Equilibrium at the Center of Cosmos è un album che richiede tempo e impegno per essere assimilato, ma che ripaga con moneta artisticamente sonante l’eventuale fatica profusa. Per tutti i viaggiatori che abbiano deciso di avventurarsi nei meandri delle emozioni umane disposti a guardare negli occhi l’Ignoto e le sua creature, il diario dei Burial è uno strumento prezioso per provare almeno a conoscerla prima di affrontarla, la Paura.
(Everlasting Spew Records, 2021)
1. The Curse of the Unbornlike God
2. Halls of the Formless Unraveler
3. Absent Visions Conceive Unspeakable Beings
4. Dark Womb of Outern Creation
5. Inner Gateways to the Slumbering Equilibrium at the Center of Cosmos