I Carnifex fanno parte di quelle band statunitensi, nate nel periodo d’oro del deathcore, che avevano saputo dar vita ad opere di buon livello scegliendo sapientemente la giusta formula per unire violenza, pesantezza, groove e breakdowns di facile presa.
Purtroppo, con il passare degli anni, si era denotato un certo calo sia a livello qualitativo che d’ispirazione, culminato nell’album flop Until I Feel Nothing uscito via Victory Records. Fortunatamente i Nostri sembrano aver incassato bene le reazioni negative della critica, trasformando la delusione in un potente carburante che ha alimentato le doti compositive e la voglia di fare del combo di San Diego, permettendo loro di dare alle stampe un nuovo platter più che discreto intitolato Die Without Hope. “Salvation Is Dea” si apre con una intro disturbante, per poi esplodere in una serie di riff granitici accompagnati da una batteria martellante, per poi uniformarsi ai soliti stilemi del deathcore più classico, nel quale breakdowns standardizzati si alternano ad aperture più melodiche, sulla scia degli ultimi All Shall Perish e As Blood Runs Black. Su queste stesse coordinate si muovono la title-track, benedetta però da un’apertura dinamica à là Whitechapel, e “Rotten Souls”; risulta invece ben riuscita “Dark Days”, introdotta da ficcanti sinfonie oscure che crescono d’intensità fino all’inizio vero e proprio del brano, dove rasoiate dal sapore black metal si uniscono a rapidi passaggi di basso ed incalzanti raffiche di blast-beats, il tutto intervallato da alcuni breakdown magniloquenti tra i quali riesce persino a trovar spazio un guitar solo più che dignitoso. Notevole anche la chiusura, affidata a “Reflection of the Forgotten”, breve pezzo strumentale malinconico che funge da apripista per la conclusiva “Where the Light Dies”, brano basato su un classico swedish death metal imbastardito dal deathcore moderno, il tutto completato da un ritornello accattivante e di facile presa che farà letteralmente saltare e scapocciare l’audience in sede live.
Sicuramente l’idea di inserire queste atmosfere melodico/darkeggianti all’interno del disco si è rivelata una scelta vincente, che dona maggior lustro e longevità ai brani presenti in questo Die Without Hope: anche per tale motivo possiamo, almeno per il momento, ritenere sventato il rischio di un declino definitivo da parte dei Carnifex.
7.0
(Nuclear Blast, 2014)
1. Salvation Is Dead
2. Dark Days
3. Condemned to Decay
4. Die Without Hope
5. Hatred and Slaughter
6. Dragged into the Grave
7. Rotten Souls
8. Last Words
9. Reflection of the Forgotten
10. Where the Light Dies