Alle volte il marchio di garanzia fornito da un’etichetta vale più di qualsiasi altra cosa. Perchè se non fossero usciti per la Southern Lord, nemmeno dopo aver letto il presskit cento volte, o aver visto la photo session promozionale che li ritrae come dei glamster, mi sarei interessato all’ultimo lavoro dei finlandesi Circle, Terminal. Vi dirò anzi che proprio lo scarto, e il conseguente straniamento che causa, tra l’immagine con cui si danno a vedere e la musica che propongono, quasi costituisce un surplus e un elemento di interesse. Nulla a che vedere con le uscite glamcore dei Blessed by a Broken Heart, sia chiaro, ché questi, i Circle, hanno vent’anni e passa di carriera e una discografia sterminata, tanto che scoprirli proprio con questo Terminal non è che mi faccia granchè onore. La loro proposta è ininquadrabile entro nessuna coordinata stilistica e le loro soluzioni di riescono a stupire ed esterrefare puntualmente ad ogni snodo, rendendo Terminal un oggetto misterioso e imprevedibile che passa da momenti sornioni AOR a cosacce di freddo metal senza nessuno stridore, senza che qualcosa appaia fuori posto, o eccessiva.
In sei pezzi, tutti dalla durata cospicua, i Circle le provano tutte. Così nell’opener “Rakkauta Al Dente” (?) uno psychedelic rock di partenza si coniuga via via passando per folk metal, desert e space, un riffing sabbathiano e lunghissime divagazioni. La natura cinematica ed evocativa salta maggiormente all’occhio nella titletrack, con una voce usata col misurino e largo spazio lasciato alla sezione strumentale. Allo stesso modo, soundscapes di aridi deserti nordici sostengono una più nervosa e tesa “Saxo”. Mentre le tre tracce conclusive attingono più a radici old school e forse rappresentano la parte più riuscita del lavoro. “Imperiumi” presenta una strano e riuscitissimo connubio di heavy metal e stoner, “Kill City” nonostante l’epicità vintage della prima parte non elemosina mazzate e chiude con un bel finale elegante mentre “Sick Child” è un ossessivo mantra ventoso e disturbato, fatto di vecchio doom e psichedelia.
Per farla azzardata, molto, e inquadrare in qualche modo Terminal, potremmo pensarlo come il perfetto punto d’incontro, giusto per rimanere in Scandinavia, tra Oranssi Pazuzu e Ghost cui si aggiunge la scaltrezza compositiva maturata in anni di scrittura e un’irriducibile propensione alla sperimentazione. Non un ascolto facile e immediato, quello dei Circle, ma una sorpresa da scoprire, anche se in colpevolissimo ritardo, con gusto e ascolto dopo ascolto.
(Southern Lord, 2017)
1:Rakkauta Al Dente
2.Terminal
3.Saxo
4.Imperiumi
5.Kill CIty
6.Sick Child