Tempo di nuovo album per il progetto CNJR (pronunciato kon-jer) che esce poco più di un anno dal debutto. Intitolato I Can See The Church Burning Through The Binoculars, questo disco riconferma quindi tutte le idee del musicista/produttore portandole in un’ottica ancora più profonda ed intensa che esplora argomenti come la repressione, tumulti emozionali e l’identità. Avvalendosi di massicce dosi di synth ed elettronica (ma non disdegnando chitarre elettriche e batteria acustica) CNJR mescola nuovamente un approccio retrò ed uno più moderno creando un buon mix di sperimentazione anche se non tutto fila esattamente liscio.
Quest’opera fonde moltissimi stili ed atmosfere e sicuramente riesce ad offrire tracce molto variegate che si discostano l’una dall’altra dimostrando idee interessanti in ambito compositivo. Se da un lato è davvero apprezzabile il dinamismo e una certa originalità, dall’altro c’è forse un limite non indifferente ossia il fatto che ogni pezzo si scarica nel giro di poco marciando troppo su intermezzi ripetitivi che minano l’interesse di un possibile ascoltatore. Il sound è comunque sfaccettato e si veste di abiti sonori come la ritmata “Tunnels” che profuma molto di goth-dance club (per non parlare di un uso della chitarra new wave), il mood metropolitano di “Burning”, il post-rock di “Drunk On The Venom” oppure l’industrial di “Putrid Things” con le ritmiche marziali e le bordate disturbanti alla Aphex Twin. La tanta carne al fuoco, come detto, lascia l’amaro in bocca per il continuo uso degli stessi schemi ed è un gran peccato perché sarebbe bastato un po’ di varietà in più per essere un disco che si sarebbe distinto tra molti. Il viaggio vibrante di CNJR ha difetti e qualità (non è da tutti riuscire, ad esempio, a far convivere generi come hip-hop, darkwave o elementi da colonna sonora) e si pone in limbo strano che forse sarà espresso al meglio nel prossimo album, ma per il momento si concentra su pensieri e sensazioni personali senza preoccuparsi troppo di dover piacere per forza.
I Can See… è un album ben costruito, genuino e fuori dal business ma è ancora per certi versi acerbo, allunga i tempi senza riuscire a tenere sempre alta l’attenzione. In ogni caso consigliato dato che dischi così ce ne sono fin troppo pochi.
(Future Archive Recordings, 2020)
1. The Destroyers
2. Burning
3. Putrid Things
4. Paint My Face With Ashes
5. Drunk On The Venom
6. MSS (Dust Edit)
7. Tunnels
8. Drones