I Code sono una creatura camaleontica e caleidoscopica, questo è poco ma sicuro. La band inglese (quasi un supergruppo, se vogliamo), fin dalla sua nascita ci ha abituato all’inconsueto, mescolando black metal, progressive e avant-garde con una buona dose di delirio e follia. Dopo tanti cambi di line-up, la formazione si stabilizza con il cantante Wacian, subentrato nel 2011 al fenomenale Kvohst, e una volta trovato il baricentro produce un paio di dischi di buon livello. Dopo ben sei anni proprio dal contraddittorio Mut, il quintetto ci regala un nuovo anello della catena, ovvero Flyblown Prince. Questo disco segna inoltre il passaggio della band alla norvegese Dark Essence Records, label specializzata in sonorità black metal.
Il disco è un turbine abbastanza complesso di psichedelia, ritmi claustrofobici e atmosfere malsane: gli stessi Code hanno definito il disco come una fiaba perversa, quasi a metà tra “Alice nel Paese delle Meraviglie” e l’Inferno dantesco. Malgrado una vena spiccatamente progressiva che domina i suoi 45 minuti, c’è da segnalare che i suoni di questo Flyblown Prince sono più pesanti rispetto alle ultime uscite, e forse vogliono rappresentare un piccolo ritorno alle sonorità degli esordi. Gli echi a mostri sacri come Solefald, Arcturus e (perché no) anche Enslaved sono presenti pressoché ovunque, dall’opener “Flyblown Prince” alla apparentemente catchy ma luciferina “By The Charred Stile”, fino alla marziale “Rat King”. Non bisogna però lasciarsi sviare o dirottare dai mille e uno cambi e colori che il disco cambia ogni minuto: i Code con questo disco, forse con questo più di altri, vogliono sottolineare che sono una band black metal. Il disco scorre in maniera semplice in realtà, malgrado la sua complessità, forse fin troppo considerando le ambizioni della band. Altri momenti molto interessanti però ci sono: segnaliamo in particolare “Dread Stridulate Lodge” e soprattutto la finale “The Mad White Hair”, cangiante e ispirata.
Forse i sei anni trascorsi dall’ultimo full length sono serviti ai Code per capire in che direzione muoversi. Se infatti le loro ultime performance in studio sono state un po’ agrodolci, questo Flyblown Prince potrebbe essere il disco della svolta, in quanto contiene soluzioni più personali, più violente e, in poche parole, più sincere. Non si sta parlando di un disco da pelle d’oca né di qualcosa di mai sentito prima ovviamente, ma abbiamo tra le mani una buona prova, di mestiere ma che mette in luce la voglia di rimettersi in gioco.
(Dark Essence Records, 2021)
1. Flyblown Prince
2. Clemency & Atrophy
3. By the Charred Stile
4. Rat King
5. From the Next Room
6. Dread Stridulate Lodge
7. Scold’s Bridle
8. The Mad White Hair