I Coilguns per me non hanno bisogno di presentazioni. Ormai con esperienza decennale il gruppo svizzero ha all’attivo tante uscite a partire dal primo album, Commuters, un mio grande preferito che ho anche in vinile. Da allora hanno continuato a svilupparsi passando dal metallic hardcore americano degli inizi fino a raggiungere la loro forma attuale molto più introspettiva e cupa à la Breach. Il loro ultimo lavoro, Shunners/Burrows, un EP che non raggiunge i 9 minuti, non reinventa particolarmente il sound della band; rimangono sempre curatissime le atmosfere e il lavoro di chitarra di Jonathan “Jona” Nido che si congiunge alchemicamente alla voce spesso intimista di Louis Jucker, polistrumentista, e la ritmica incessante di Luc Hess, il tutto coronato da un mix a tutto tondo che privilegia le basse senza però farle diventare fastidiose.
La prima traccia “Shunners” in particolare mi ricorda i migliori momenti della band post-Commuters. Testi di disagio, incapacità di agire e solitudine, che riprendondono molto il tema dell’album precedente, Watchwinders, richiamando però anche l’isolazione causata dal Covid:
“We quit nights of sleep, hate our cells sleeping hearts counting beats
Think we can make it but miss it each time
Once the point is reached, freeze the clock, close the door, lock ourselves
Wake up in pain, plain stupid and vain”
“Burrows” d’altra parte si appoggia su un riff iniziale che si ripeterà nella canzone, che mi risveglia immediatamente ricordi di infanzia e sembra molto il melodic death metal degli In Flames. Come canzone risulta magari più festaiola ma meno organizzata, piacevolissima comunque.
Seppur breve, e seppur sapendo che i Nostri non avranno modo di suonarcelo dal vivo in Italia a breve, questo EP ci da modo di addolcire l’attesa aspettando con trepidazione il nuovo album del gruppo.
(Hummus Records, 2021)
1. Shunners
2. Burrows