A mio modesto avviso ecco uno dei dischi che andranno a finire in varie classifiche di fine anno. Ma andiamo con ordine. I finlandesi Convocation arrivano al terzo album con questo No Dawn For The Caliginous Night (gran titolo, peraltro) e continuano a proporci la loro oscura e densa musica che ci accompagna nella notte senza fine. Il loro doom/death è sempre tenebroso, funereo come nelle due precedenti uscite e, in questa occasione, si presenta un po’ più “mosso”. Sarebbe difficile catalogare Scars Across e Ashes Coalesce come dischi puramente funeral doom ma, stavolta, emerge chiaramente e più di prima una certa tendenza ad abbracciare quello che è stato il gothic metal della Sacra Trinità operante negli anni Novanta del secolo scorso tra Halifax e Liverpool, ossia Anathema, My Dying Bride e Paradise Lost, riuscendo quindi a creare un nero gioiello però con una sua spiccata personalità. Effettivamente già dalla splendida copertina (opera del polistrumentista LL, ossia Lauri Laaksonen che qua come nei Desolate Shrine si occupa tutto tranne che della voce) si può notare un accenno alla nuvola dettaglio di Lady in Milton’s Comus del pittore Joseph Wright che accompagnava quell’enorme capolavoro che è The Silent Enigma. Ma i Convocation non vivono di solo citazionismo, anzi.
Sono cinque le tracce che compongono No Dawn For The Caliginous Night e si attestano tutte su una durata tra i sei e i dodici minuti, permettendo al duo (completato dal vocalist MN – Marko Neuman) di esprimersi con tempi e atmosfere dilatati, opprimenti e rassegnati. Il lavoro si apre con la dichiarazione di intenti “Graveless Yet Dead”. Tastierone accompagnano le note scandite dalla lenta e marziale batteria, creando un tappeto su cui si stende la voce profonda, più che cavernosa, di Neuman. È già però al minuto e mezzo che trova spazio il violoncello dell’ospite Antti Poutanen (bassista dei Church of the Dead) seguito poco dopo dai vocalizzi dell’ottima cantante degli Shape of Despair, Natalie Koskinen. Il tutto va a creare un immaginario che ci ricorda i rituali che si tenevano nelle chiese maledette della lovecraftiana Innsmouth. “Atychiphobia” prende le mosse da atmosfere simili anche se i tempi si fanno leggermente più veloci (non troppo, non temete) e stavolta ad accompagnare il duo c’è Niko Matilainen dei deathsters Corpsessed. Un sinistro arpeggio acustico e una doppia cassa cadenzata sembrano mostrarci la strada per l’agognata alba ma, come potete immaginare, le nostre speranze sono destinate a svanire presto. A fare da ponte alle due metà dell’album il pezzo più breve, la strumentale “Between Aether And Land”, dove si fa di nuovo presente l’eco dell’organo della maledetta chiesa (s)consacrata al culto di Dagon menzionata poco sopra che si apre poi in un arpeggio assimilabile a quelli che uscivano dalle Les Paul dei fratelli Cavanagh (e mandiamo un grande abbraccio al grandissimo Daniel). Andando verso la fine ci sembra nuovamente di scorgere spuntare un timido e freddo sole tra la nuvolaglia della copertina. Si apre quindi quella che chi scrive reputa la coppia di canzoni più convincente di questo bel disco. “Lepers And Derelicts” (nuovamente un titolo magistralmente immaginifico) ci fa ripiombare nell’oscurità con un inizio accostabile a quello del primo pezzo ma quello che più ci colpisce è la parte che dal settimo minuto ci porta verso il gran finale. Non riusciamo a capire dalle note dell’album chi sia l’ospite in questo caso ma una voce splendida (forse la stessa Koskinen?) completa quattro minuti estremamente emotivi che sembrano usciti da un mix fuori controllo delle aperture melodiche che hanno caratterizzato alcuni passaggi di SubRosa e forse persino Lightbearer. Non ci resta che godere della pura bellezza di questa chiusura quasi accettando con serenità la rassegnazione della lunghissima notte. La degnissima chiusura del disco spetta a “Procession”, pezzo doom melodico che vede tra gli ospiti Jason Netherton dei Misery Index, ancora Poutanen e Samantha Alessi, italianissima cantante e chitarra degli estoni Ferum. Cogliamo nuovamente spunti che sembrano essere un sincero tributo a Serenades e Turn Loose the Swans ma il riferimento che do deve servire solo a inquadrare la proposta del duo finlandese e non vuole affatto sminuire la mesta bellezza del pezzo in oggetto.
Benissimo i Convocation pertanto, benissimo la lombarda Everlasting Spew Records che ha messo il proprio marchio sulle tre uscite del gruppo. Davvero un bel disco, convincente e che mostra la raggiunta maturità e la personalità di Laaksonen e Neuman, ormai raffinati compositori ed esecutori. Un esempio da seguire per chi voglia avvicinarsi, come musicista, a un genere che, recentemente e salvo poche eccellenze, ha mostrato scarsa voglia di provare a evolversi. La lezione dei due finlandesi è quella che con la professionalità, la passione, la cura al minimo dettaglio e la dedizione si possono raggiungere ottimi risultati, facendo contenti le orecchie di chi, tutto sommato, nella lunga notte che non sembra finire ci sta proprio bene.
(Everlasting Spew Records, 2023)
1. Graveless Yet Dead
2. Atychiphobia
3. Between Aether And Land
4. Lepers And Derelicts
5. Procession