Era il lontanissimo 1996 quando il progetto Crown of Autumn prese vita, e da allora il combo nostrano ne ha passate tante e purtroppo con pochissime pubblicazioni. Portabandiera di un certo modo di intendere l’epic metal, il quartetto ritorna più vigoroso che mai con il terzo album Byzantine Horizons che arriva otto anni dopo la precedente release Splendours From The Dark. Riduttivo però pensare che si tratti solo di epic, in quanto emergono anche molte altre influenze che è meglio descrivere con più accuratezza in seguito.
Assieme ai due membri fondatori Emanuele e Mattia (entrambi dedicati alla parte strumentale) si trovano ben due vocalist, ovvero Gianluigi (già nella band dal 2010 e dedito sia al pulito che alle parti più estreme) ed il nuovo innesto femminile a nome Milena. La squadra in questione si lancia quindi nella composizione di un disco decisamente vario ed eterogeneo dalla venatura molto medioevale/antica sempre presente nei loro album come pure nei poetici testi, ed espressa in un’ottica prog metal. I brani sono molto spesso elaborati ed allo stesso tempo eleganti; si ascolti a tal proposito l’opener “A Mosaic Within” con i suoi giri melodici folk su una base di metal classico, “Everything Evokes” che mescola chitarre thrash per virare poi verso l’epic/folk intriso di cori liturgici ed elettronica, o la raffinata “Lorica”. In ogni angolo dell’album c’è sempre qualcosa da scoprire e l’ascoltatore dovrà dedicarci molto tempo data la moltitudine di elementi nascosti. Non mancano comunque episodi più quadrati come le ballad ben rappresentante da tracce vellutate e carezzevoli come la fiabesca “Lo Sposo dell’Orizzonte” con le sue meravigliose parole in italiano, idioma usato benissimo e molto, aspetto non trascurabile, o la dinamica “Walls of Stone Tapestries of Light”. Non si creda però che l’album sia incentrato sulla melodica perché le parti violente non mancano, sia a livello vocale che a livello sonoro come nelle aggressive “Scepter and Soil” e “Roman Diary” con le sue bordate black metal. C’è tutto ciò che un album metal di qualità dovrebbe avere ed anche se a volte l’ascolto possa dimostrarsi tosto dal nulla compaiono intermezzi celestiali che rendono fruibile il viaggio all’interno del disco (“Cyclopean” è lì apposta) facendo capire che i quattro musicisti ci sanno fare nel loro campo.
Grande musica senza compromessi. In casi come questi la musica italiana non deve temere confronti!
(My Kingdom Music, 2019)
1. A Mosaic Within
2. Dhul-Qarnayn
3. Scepter and Soil
4. Cyclopean
5. Lo Sposo dell’Orizzonte
6. Everything Evokes
7. Walls of Stone, Tapestries of Light
8. Whores for Eleusis
9. Lorica
10. Roman Diary
11. Our Withering Will